Non profit

Due poltrone per il Governatore

Il dilemma Mario Draghi

di Redazione

La scadenza del mandato al 31 ottobre di Jean-Claude Trichet da presidente della Banca centrale europea sembra ancora lontana, ma tutto si è complicato dalla improvvisa rinuncia del tedesco Axel Weber. Ma cosa è successo?
Weber si è dimesso da capo della Bundesbank, la banca centrale tedesca, mandando in fumo anche la possibilità di vedere per la prima volta un tedesco a capo della Bce. Le sue dimissioni, effettive dal 1° maggio, pare siano state dettate dal disaccordo con la Merkel sulle questioni relative al salvataggio dei Paesi in difficoltà e su come gestire i livelli di debito divenuti insostenibili.
Giulio Tremonti ha giustamente affermato che la criticità della crisi finanziaria europea è nelle banche più che nei debiti pubblici. Infatti, nel caso dell’Irlanda il problema era legato alle banche che dovevano essere salvate dall’eccessiva esposizione nei confronti del Paese. Ed ha anche detto che la candidatura di Mario Draghi alla guida della Bce sarà sostenuta dal governo italiano. I maligni sussurrano che lo ha fatto per togliersi un pericoloso concorrente nel caso che in Italia occorra un cambio di premier…
Draghi gode di un altissimo prestigio internazionale, cresciuto grazie anche alla ferma guida del Financial Stability Board durante la recente crisi. Anche il Financial Times ha tessuto lodi in suo favore, arrivando a dire che purtroppo c’è un solo candidato con le qualità di banchiere centrale con una profonda comprensione delle questioni economiche e monetarie capace di raggiungere un consenso all’interno di un consiglio spesso diviso e in grado di gestire problemi difficili anche sul fronte politico. Sicuramente il Financial Times parlava della candidatura a capo della Bce, ma molti hanno pensato a Palazzo Chigi.
Purtroppo, però, non conta solo il curriculum e pare che i politici europei preferiscano un candidato meno forte. Uno a cui dire cosa fare. E quello non può essere di certo Draghi.

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