Non profit

Un ospedale è meglio che tre

La Città della salute, mega progetto di Regione Lombardia

di Redazione

Dopo una lunga fase preparatoria è da poco partita a Milano la gara per progettare la Città della Salute e della Ricerca, che vedrà raccolti in un unica realtà l’Ospedale Sacco, l’Istituto Tumori e il Neurologico Besta. Non interessano qui considerazioni di carattere urbanistico o sociologico, si vogliono semplicemente mettere in luce problemi di carattere metodologico che se non valutati renderebbero meno “up to date” il lavoro dei progettisti. A cosa dovranno prestare attenzione perché si realizzi veramente un unico soggetto e non un semplice, anche se moderno, restyling delle tre entità?
In questo tipo di operazioni, infatti, la paura dei singoli è sempre quella di perdere, confluendo in un’unica realtà, identità, prestigio e privilegi. Si preferirebbe vivere l’operazione come un semplice trasloco, non una Città dunque, ma tre “paesotti” racchiusi in un’unica area. Al contrario, lo sforzo deve essere quello di costruire una “cosa sola” che eviti doppioni e abbia strutture condivisibili.
Per fare un esempio: non semplicemente un’unica centrale termica, ma dipartimenti condivisi (ad esempio, non tre pediatrie ma un’unica pediatria), una sola struttura radiologica per tutti, un unico grande laboratorio, una grande area per tutte le sale operatorie, un unico hospice, una sola banca di tessuti per le ricerche dei tre, una sola accettazione con un grande dipartimento di emergenza a disposizione di tutti, e così via.
Il promotore della gara in oggetto è un consorzio (istituito dalla Regione e formato da Besta, Tumori e Sacco) che ha preparato un piano di fattibilità per i progettisti, ma è indubbio e umano che le tre istituzioni, così importanti per storia e competenze, avranno la tentazione, strada facendo, di influenzare coloro che progettano per mantenere immutata la loro organizzazione. A ciò è opportuno resistere se si vuole veramente costruire una realtà nuova e innovativa.
Pur mantenendo prerogative culturali e competenze diverse, Sacco, Besta e Tumori si devono virtuosamente “sciogliere” nella Città della Salute, che dovrà avere dirigenza unica, amministrativa e strategica. In questo percorso i progettisti dovranno essere liberi da influenze e condizionamenti, per poter “volare alto” e anche la Regione, in questa fase, dovrà evitare la pur lodevole tentazione di “metterci il becco” con i propri funzionari e dirigenti. Ad essa, alla fine, spetterà l’insindacabile diritto di scegliere il migliore tra i partecipanti. L’assoluta libertà progettuale è sempre garanzia di un buon risultato!

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