Non profit

La svolta della Vitali: «La bio edilizia? Costa di più, ma fa risparmiare»

Parola ai costruttori

di Redazione

Vitali spa è uno dei più grandi gruppi attivi nel settore dell’edilizia civile e industriale in Italia. Fra i numerosi progetti realizzati, due in particolare, tra i più recenti, sono all’avanguardia nel rispetto dell’ambiente. Uno è il Business Park di Stezzano vicino a Bergamo, inserito nel progetto BreBeMi, l’altro, il Green Campus Basilisco, sarà la sede per una grande multinazionale americana vicino a Peschiera Borromeo (nell’hinterland ad est di Milano). Grandi spazi verdi, riduzione delle emissioni e utilizzo di energie alternative: questi gli ingredienti dei progetti targati Vitali. Proprio di questo nuovo corso dell’edilizia ci parla il presidente della società, Massimo Vitali.
Che peso hanno le nuove tecnologie per un gruppo come il vostro?
Dal nostro punto di vista la tecnologia è un’arma del business. La Vitali opera da tre generazioni nel real estate e applica tecnologie all’avanguardia. Questo perché gli immobili in molti Paesi, soprattutto in quelli più sviluppati, dove i centri sono densamente costruiti, vengono rifatti ogni dieci anni. In Italia, purtroppo e per fortuna, il patrimonio immobiliare è molto vecchio e nel vecchio ci sono anche edifici antichi molto pregevoli che chiaramente non si possono abbattere e sui quali si potrebbe intervenire solo con un aggiornamento di impianti e isolanti. Ma è sul nuovo che si riescono ad ottenere risultati notevoli. Nel caso di Peschiera Borromeo, per esempio, siamo riusciti a proporre e utilizzare tutte le tecnologie più avanzate.
Di che tecnologie si tratta?
Parliamo della conduttura termica della struttura, che è per lo più in vetro. L’abbiamo dotata di facciate molto performanti che garantiscono un k termico – ovvero della capacità di resistere alla differenza di temperatura tra interno ed esterno – di frontiera. I nostri vetri, che hanno al loro interno gas particolari, tengono questo livello all’1,5: consideri che un muro isolato molto bene di solito è allo 0,30. Ma non solo. Utilizziamo anche il teleriscaldamento, che permette all’edificio di non avere impianti e non emettere CO2 in loco, e il geotermico per gli impianti di condizionamento: così abbattiamo i costi perché serve solo l’energia per far girare i motorini che pompano l’acqua. Anche la gestione architettonica dello spazio è importante: una torre è efficiente al 40%, un edificio di città lo è al 60%, mentre a Peschiera Borromeo verrà utilizzato al 90%. Abbiamo anche installato il fotovoltaico e il solare termico. L’headquarter Basilisco sarà immerso nel verde, nel bel mezzo di un parco di 90mila metri quadri, con piste ciclabili, aree fitness, asilo, e addirittura un piccolo fontanile dove nuoteranno gamberi d’acqua dolce. Un ambiente che chiamare eco friendly è dire poco. L’edificio sarà certificato Leed. Di edifici classificati così a Milano ce n’è uno solo: la sede di 3M.
Avrà però dei costi superiori costruire così?
Sì, un 10% in più rispetto ad una costruzione meno evoluta. Una percentuale che viene ammortizzata in cinque anni grazie a risparmi energetici. Senza contare che, grazie all’efficienza nella gestione dello spazio, chi costruisce risparmia sulla metratura. Mi spiego meglio: una multinazionale che ha bisogno di 30mila metri quadri, in città comprerà per quella metratura. Con le nostre soluzioni, ne prenderà, come nel caso di Peschiera, 3mila in meno.
Ma se l’edilizia green fosse solo una moda passaggera?
Non è più uno slogan. Oggi sono i clienti che ti chiedono questa attenzione, stanno capendo che c’è questo guadagno concreto.
Quali sono i modelli?
Naturalmente gli Usa, che sono stati i primi. Poi ci sono i Paesi nordici: la Germania, ad esempio, sul fotovoltaico è avanti anni luce.
E come modello aziendale?
Oggi vanno molto le aziende real estate francesi. Sono realtà enormi, che fatturano miliardi di euro. Vitali Group è una delle società più grandi in Italia, quelle francesi ci superano di dieci volte. Ma secondo me spesso risultano inefficienti.
Perché?
Per due motivi soprattutto: la lentezza con cui rispondono al cliente e il ritardo con cui si aggiornano rispetto alle novità tecnologiche. Per questo io continuo a imparare dai tedeschi, che contano su aziende più piccole ma superefficienti. L’unica cosa che manca alla Germania è la creatività, che noi invece abbiamo.
E l’Italia a che punto è?
Siamo molto avanti per quel che riguarda le normative ma all’età della pietra nella pratica. Uno degli elementi che fanno capire se un lavoro è fatto bene o meno è l’isolamento acustico. Troppo spesso mi capita di entrare in nuovi edifici e sentire i rumori esterni.
Non ci sono esperienze interessanti?
Sì, qualcosa c’è. A Bolzano Casa Clima, per esempio. Un progetto che adotta soluzioni energetiche per rendere le abitazioni classe A+, una delle categorie più avanzate. Però è un discorso che riguarda solo il nuovo. Invece bisogna mettersi in testa che occorre recuperare il vecchio, altrimenti non si arriverà mai a nulla. Per questo serve la volontà politica. Un buon esempio lo ha dato, in questo senso, la Regione Lombardia, che impone agli stabili più inquinanti di dotarsi di nuovi impianti che devono avere addirittura il controllo delle temperature sugli elementi diffusori e i conta calorie per ogni alloggio. Bisogna sottolineare che anche il vecchio può essere portato a categorie (A o AB) molto buone dal punto di vista energetico.
A proposito di Lombardia e del suo capoluogo, cosa pensa del piano urbanistico lanciato dall’assessore comunale Masseroli?
Ben vengano le nuove pianificazioni. La città è datata e ne risente, è diventata anche un po’ triste. Tentare di riportare in centro città gli abitanti e delocalizzare le aziende è la strada giusta. Non è un’utopia, servirà solo un po’ di tempo. Sta già avvenendo, penso all’aerea Falck o alla Rcs.
Molti cantieri per il nuovo volto della città sono già aperti. Dal suo punto di vista, rispettano i dettami della sostenibilità?
A me sembra di sì. Noi stiamo lavorando alla BreBeMi e sono convinto che alla fine la capacità e la bravura dei nostri imprenditori e dei politici verrà fuori.

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