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Vogliamo tornare ad essere incisivi per far crescere lo sport come valore

Massimo Achini Csi - Centro sportivo italiano

di Redazione

Un anno sorprendente, che è andato al di là di ogni aspettativa», sottolinea Massimo Achini, presidente del Csi (info: www.csi-net.it). Per il Centro sportivo italiano, infatti, l’anno 2010 ha portato risultati positivi senza precedenti. Sono almeno tre i fronti “vincenti”: l’aumento dei tesserati, che ha superato l’asticella dei 900mila iscritti arrivando a toccare il record storico; la vitalità di ogni associazione, dalla più piccola fino a quella che conta un gran numero di iscritti, da Nord a Sud; l’aver creato eventi significativi e di portata nazionale, come per esempio l’Agorà dello sport, che nel maggio 2010 ha portato a Parma migliaia di persone per incontri, eventi, momenti di spiritualità e di scambio anche con grandi sportivi. «Dato l’enorme successo che questo evento ha registrato, speriamo di realizzarlo ogni anno», sottolinea Achini.
Come vi spiegate che il 2010 sia stato per il Csi un anno d’oro?
In primo luogo, per il fatto che abbiamo tra noi persone straordinarie: i dirigenti e le nostre società sportive in generale. Si tratta di educatori volontari che dedicano tempo, anima, forza di volontà e un enorme entusiasmo in questo impegno. Sono loro, veri eroi del quotidiano, che rendono grande il Csi. Poi, sicuramente, siamo cresciuti anche perché abbiamo le idee chiare, ogni iniziativa ha una precisa finalità educativa: il problema di educare i giovani è la principale sfida del nostro tempo, ed è un ottimo segno vedere che è in aumento il numero di ragazzi che sceglie di entrare in una delle 72 discipline in cui siamo presenti.
Qual è l’obiettivo che si prefigge per questo 2011?
Ce n’è più di uno. Ma se dovessi fare una lista di priorità, il primo è senza dubbio lavorare per valorizzare il più possibile il volontariato sportivo, approfittando del fatto che il 2011 è l’Anno europeo del volontariato. Poi vorremmo incidere di più nel sistema sportivo italiano. C’è stato un tempo in cui il Csi era concretamente il centro dello sport: ai tempi del Coni di Giulio Onesti. (presidente Comitato olimpico nazionale fino al 1978, ndr) tanti dirigenti del sistema provenivano direttamente dal Csi. La nostra associazione ha sempre anticipato i tempi con scelte lungimiranti che poi sono state adottate da tutto lo sport italiano. Dobbiamo tornare ad essere incisivi e determinanti come allora.
In questo senso, quali mosse per il 2011?
Questo sarà l’anno che potrebbe tracciare un nuovo percorso nel rapporto con le federazioni. Vogliamo passare dalle convenzioni alle collaborazioni: appartiene al passato la mentalità di “farsi la guerra” per i tesserati e lavorare ciascuno al proprio orticello. È tempo di avviare una nuova mentalità collaborativa, lo dico per il bene dei ragazzi e dello sport. Nei prossimi mesi lavoreremo per firmare nuovi protocolli d’intesa; sono convinto che tante federazioni siano disponibili a lavorare insieme sul terreno educativo.
Quali sono le altre sfide che restano aperte?
Per la nostra realtà sarà importante spendersi per dare un grande contributo alla sfida educativa promossa dalla Chiesa italiana. In cantiere, in tale direzione, c’è anche l’organizzazione della prima Giornata nazionale dello sport in oratorio. Poi il Csi deve riuscire laddove ha fallito finora il Paese, ovvero nel rilanciare il Sud. Non sarà facile, ma una cosa mi è chiara: il rilancio del Sud riguarda tutta l’associazione, ce la faremo solo se Nord e Centro sentiranno propria questa sfida.

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