Non profit

Lazio, il grande pasticcio della prima agenzia regionale

La marcia indietro della giunta Polverini: mancano i fondi

di Redazione

Poteva essere la regione simbolo della lotta alla criminalità organizzata. Nel giro di pochi anni la collaborazione tra Comune di Roma, prefetture e amministrazioni locali aveva fatto del Lazio una delle zone con più alta percentuale di beni destinati (quasi l’80% dei beni confiscati su tutto il territorio regionale). E il 2010 preannunciava un nuovo successo. Stava per nascere la prima Agenzia regionale per i beni confiscati d’Italia. L’Abecol – Agenzia regionale per i beni confiscati alle organizzazioni criminali del Lazio avrebbe dovuto coordinare tutte le procedure di destinazione degli immobili monitorandone l’effettivo riutilizzo. A distanza di un anno, però, qualcosa sembra essersi inceppato. Il nuovo organismo è ancora fermo ai box per via del blocco alla pubblicazione dei regolamenti attuativi imposto a marzo dalla giunta guidata da Renata Polverini (in foto). Nel dossier “Riprendiamoci il maltolto”, Libera riporta i risultati del monitoraggio condotto insieme a Equorete, Cnca, Gioventù Attiva e Action sul patrimonio destinato a Roma e provincia, dove è concentrato quasi l’80% del totale confiscato in regione. Le sorprese non mancano. «Sono emerse situazioni critiche di abbandono di immobili o assegnazioni dubbie», denuncia Enrico Fontana, di Equorete e ideatore dell’Abecol.
Nel solo comune di Roma sono appena il 27% gli immobili utilizzati secondo i dettami della legge 109/96. Per un altro 33% l’impiego non risulta conforme e infine di ben il 40% – quasi tutti appartamenti destinati ad emergenza abitativa – i Municipi e i servizi sociali ignorano presenza, destinatari e criteri di assegnazione. Un quadro che trova conferma nei dati nazionali. Dei 373 beni assegnati finora dall’istituto diretto da Mario Morcone, solo 3 riguardano il territorio laziale e rispetto al 2009 sono raddoppiati gli immobili non ancora consegnati.
Eppure tutto questo poteva essere evitato se fosse stato dato il via libera all’Abecol. «Gestire una struttura così complessa costa troppo», rispondono dall’assessorato alla Sicurezza per motivare quell’improvviso stop.

Si può usare la Carta docente per abbonarsi a VITA?

Certo che sì! Basta emettere un buono sulla piattaforma del ministero del valore dell’abbonamento che si intende acquistare (1 anno carta + digital a 80€ o 1 anno digital a 60€) e inviarci il codice del buono a abbonamenti@vita.it