Mondo

Qui Abidjan, dove anche la macchina della solidarietà è finita in panne

La testimonianza di un cooperante italiano

di Redazione

Costa d’Avorio, il Paese della pace, il Paese della convivenza/coesistenza di oltre 60 etnie, il Paese del cacao e del caffè, del reggae africano e del bel vivere, il Paese di una generazione formidabile di calciatori… Precipitato nell’incubo. La situazione a livello umanitario era catastrofica già qualche settimana fa e, ahimè, presumo sia ulteriormente peggiorata in questi ultimi giorni convulsi e di guerra. Una guerra condita dal repertorio velenoso di tutte le guerre: saccheggi, violenze gratuite, regolamenti di conti dove alla fine diventa difficile riuscire a decifrare chi è il carnefice e chi la vittima. Tutto questo è diventato la Costa d’Avorio.
Terre des hommes ha, fino all’ultimo, assicurato la sua missione. Da anni è presente in questo ormai martoriato paese che un tempo era considerato la perla dell’Africa occidentale. Siamo riusciti a sviluppare dei partenariati solidi ed efficaci con attori locali di efficacia e prestigio come il Mesad (Mouvement pour l’Education la Santé l’Aide et le Developpement) e il Cirba (Centre Integré de Recherche Bio-Clinique d’Abidjan), due organizzazioni che rappresentano l’eccellenza nei rispettivi settori d’intervento (socioeducativo e sanitario). Abbiamo inoltre diversi programmi di sostegno al sistema sanitario pubblico in particolare nel settore materno-infantile, con diversi finanziatori. Siamo poi attivi in tutto ciò che è promozione e protezione del bambino attraverso le Case del Sole, che gestiamo assieme al Mesad a beneficio dei quartieri bidonvilles di Abidjan.
Purtroppo tutto questo adesso è fermo. Le nostre Case del Sole sono rimaste coinvolte dagli scontri urbani e sono danneggiate, saccheggiate e al momento infrequentabili per i bambini. La situazione è tale che, ormai, ad Abidjan non si riesce più a trovare nè cibo nè acqua, tanto che ci raccontano che ormai alcune persone usano l’acqua fetida della laguna. Il sistema bancario è in crisi da mesi: impossibile farsi mandare e recuperare denaro. Questo aumenta povertà, miseria, disperazione, rabbia e violenza che si aggiungono a quella già elevata della politica.
Personalmente sono legatissimo a questo Paese che mi ha fatto dono di una moglie e di una figlia, e che mi ha accolto da ormai quasi 8 anni e che ho iniziato ad amare nonostante i suoi difetti, anzi forse proprio grazie a questi. Si sta cercando, e in parte riuscendo, a distruggere una caratteristica principe di questo Paese: la tolleranza e l’armonia tra le comunità. Oggi l’anarchia regna sovrana così come la confusione e il senso appiccicoso di impotenza e rassegnazione. Abidjan è una città ormai vuota, vuota di pietà e buonsenso. Bande armate di gang spadroneggiano rubando, violando e uccidendo, niente è sotto controllo soprattutto la paura che aumenta ogni minuto. Ci si interroga su cosa sia veramente accaduto ad ovest dove si parla di massacri intercomunitari terribili, si parla di chiari inviti all’odio ed alla pulizia etnico-politica. Ci poniamo tanti interrogativi sul perché e per come si sia potuto arrivare a tanto. Sarà duro provare a ritrovare una situazione normale. Ci vorranno anni. Siamo pur sempre figli di una crisi minore.

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