Mondo
Il governo vende tutto e la gente ritorna al baratto
Scambio di abiti il sabato mattina nei mercati delle città
di Redazione
La Grecia in mutande dà il meglio di sé il sabato mattina. In uno dei tanti mercati che spuntano come funghi nelle periferie di Atene, Salonicco, Patrasso. È il fenomeno dei bazar del baratto, che, nella nazione tecnicamente fallita due volte, sta spopolando tra gli increduli abitanti del Paese ellenico. Se ne sono accorte le telecamere della Bbc scandagliando le città della Grecia alla ricerca degli effetti della maledetta crisi finanziaria, e si sono trovate di fronte i sorrisi di tante persone che si scambiano abiti il sabato mattina in un abbozzo di economia alternativa. Le casse statali sono allo sfascio. Non vuote, ma piene di debiti. E i tagli a pensioni e salari pubblici, tanto drastici da scatenare rabbia popolare nelle principali piazze, non sono bastati a risanare i disastri le finanze dello Stato.
Anzi, il pessimismo espresso dalle agenzie di rating sul debito della Grecia, sui sirtaki bond allunga l’ombra dell’ennesima ristrutturazione, visto che lo spread tra i titoli di Stato decennali della Grecia e quelli tedeschi ha raggiunto il massimo storico. Così il governo Papandreu ha messo all’asta gli ultimi gioielli di famiglia con il lancio nuova campagna di privatizzazione. In vendita la Depa, la società per la distribuzione del gas; la Deh, l’azienda dell’energia elettrica; l’Odie, che gestisce le scommesse ippiche; l’Opap, il totocalcio; la Ote, la compagnia telefonica.
Ma non è detto che lo sforzo sia sufficiente. Le banche greche hanno i forzieri pieni di bond ellenici, circa 48 miliardi di dollari: in caso di ristrutturazione, come appare sempre più probabile, rischierebbero un rapido fallimento con conseguente drammatiche per tutta l’impoverita economia greca.
La società civile, tuttavia, si sta svegliando. E baratto del sabato a parte, spuntano iniziative a tutto campo. L’ultima è un film sulla Grecia, DEbtocracy, un successo “virale” online, realizzato dalla regista Katerina Kitidi sulla base della sceneggiatura di Ares Hadjistefanou e girato grazie a offerte raccolte spontaneamente dalla rete e visibile sul sito http://www.debtocracy.gr. Una docufiction che vuole spiegare la crisi del Paese “dalla parte di chi guarda”.
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