Cara Gabriella, visto che ci segui da anni, sai che Vita è semplicemente un settimanale, non un foglio militante e che ha, come direbbe Pasolini, un “rapporto puerile” con la politica. Siccome gli endorsement si fanno prima del voto e hanno ben altra forma, Vita ha semplicemente provato a spiegare come è potuto succedere che Giuliano Pisapia sia riuscito prima a battere nelle primarie Stefano Boeri, candidato del Pd, e poi il sindaco uscente Letizia Moratti. Partendo ogni volta da dietro e da posizioni di sicuro svantaggio. Questo è stato l’oggetto della nostra ultima cover e del servizio.
Del resto, come si dice, questa era la notizia che dovevamo lavorare come tutte le redazioni d’Italia, e abbiamo provato a farlo come da nostra tradizione: provare a capire. Tutto qui. Magari, sperando che il servizio lo legga anche la Moratti e magari anche la Santanché o La Russa, e pure Berlusconi, che non hanno trovato di meglio che rifugiarsi nel solito the day after di Palazzo: “chi di noi ha tradito?”. Pensa te, invece di farsi qualche semplice domanda e magari, così, capire che a sentirsi traditi da una logica spocchiosa, padronale, urlata sono stati proprio i milanesi. Rispetto al commento di Aldo Bonomi, il suo rilievo su Pisapia il “candidato di tutti” è riferito alla sua parte, a quell’insieme di frammenti diversi e litigiosi che fanno la sinistra.
Per il resto, come puoi immaginare, sono numerosi i punti del programma di Pisapia che mi inquietano, dal protagonismo municipale immaginato per un Comune che si vuole ritorni ad essere gestore di servizi, di aziende, e pure operatore finanziario. Visione che ha due rischi, quello della bancarotta finanziaria e quella di una macchina pubblica invadente che non può che spegnere tutte le vivacità sociali che in città sono nate e cresciute e che rischiano ancora una volta di essere svilite, anziché incoraggiate, dalla politica.
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