Non profit

C’è anche chi chiede di vendere il Partenone

La grande crisi del debito greco

di Redazione

Ogni giorno c’è una dichiarazione catastrofica rilasciata da ministri o capi della Banca centrale sulla reale situazione della Grecia. La candidata al Fondo monetario, Christine Lagarde ha detto che «la Grecia rischia il default», mentre il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker ammette che «quando la situazione peggiora, bisogna mentire» e parla quindi di “ristrutturazione soft” o “re-profiling”, termini che hanno un unico obiettivo: la salvezza di decine di banche francesi e tedesche.
Il mondo intero ha capito che non ci si può più fidare di nessuno e la preoccupazione iniziale si sta trasformando in angoscia con un effetto domino che può trascinare il sistema in un buco nero. I Paesi più ricchi non vogliono più consegnare aiuti senza garanzie, come la Norvegia che ha congelato 42 milioni di euro. Si dice che la Grecia abbia cassa solo per due mesi. E poi?
Tutti vogliono guadagnare tempo spostando in là un problema che rimane irrisolvibile: troppo debito genera sempre più debito. La Bce, che con il Fondonetario ha erogato 110 miliardi alla Grecia, 85 all’Irlanda e 78 al Portogallo, ha anche acquistato 80 miliardi di euro di titoli greci mettendosi in una situazione difficile, in quanto il capitale da poco aumentato verrebbe eroso dalle perdite sui titoli ellenici. Non le rimane che opporsi alla ristrutturazione del debito e minacciare di staccare la spina ad ulteriori aiuti perché potrebbe a sua volta diventare insolvente.
L’80% dei greci si oppone a ulteriori piani di austerità. Questa è una crisi dei governi, delle banche centrali, delle autorità di controllo che si sono fatti travolgere dal meccanismo perverso del debito che per la Grecia ammonta a 270 miliardi. Antonio Borges, direttore europeo del Fondo monetario, ha spiegato che la Grecia ha un portafoglio di beni immobiliari straordinario per 280 miliardi, che il governo potrebbe liquidare per risolvere il problema. Già, ci manca solo che vendano il Partenone per tirare avanti un anno. E poi?

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.