Welfare

Io, immigrata, nel gazebo di Forza Nuova

Memorie elettorali

di Redazione

Chiamarlo accattonaggio elettorale mi pare corretto. Altro che Vu’ cumprà. Qui siamo al Vu’ cuntà… Ancora tramortita dal battage delle elezioni amministrative, inciampando qua e là tra exit poll, dibattiti televisivi e ballottaggi, ho riflettuto un attimo sulle scene vissute in questi mesi di campagna elettorale.
Gli episodi più divertenti mi sono capitati nei pressi dei mercati rionali e agli incroci delle vie. Militanti politici, alcuni più di altri, che si avvicinavano agli stranieri – o comunque a coloro che non riconoscevano nei canonici “colori” italiani/occidentali – chiedendo loro: «Ma tu puoi votare?». Dimenticandosi, probabilmente per ignoranza o forse vittime dello stereotipo per cui lo straniero è uno “diverso”, che la stragrande maggioranza degli aventi diritto al voto per le amministrative sono soprattutto i cittadini dell’Est provenienti dai nuovi Paesi membri dell’Unione Europea. Altro che arabi: cittadini comunitari, pelle chiara e tratti somatici occidentali doc, rassicuranti. Il fatto che loro votino, anche se “immigrati”, spaventa meno. Arriverà mai, in Italia, qualche illuminato che possa finalmente decidere sul da farsi nei confronti di chi in questo Paese paga le tasse, cresce i propri figli, acquista casa, tutto, tranne poter realmente esprimere un concetto universale di libertà e diritto: poter votare?
Mi sono particolarmente divertita fermandomi al gazebo dei militanti di Forza Nuova allestito in una festa di quartiere di una zona molto popolare di Milano, e in quelli della Lega. Ammetto che, dopo un primo imbarazzo, le persone presenti non hanno esitato a scambiare due chiacchiere con me invitandomi a prendere i loro dépliant, provando a rifilarmi spillette e gadgets, cercando di convincermi a votare per il loro candidato… A parte certe assurdità “leggermente” xenofobe, tutto sommato mi sono divertita. Cosa non si fa per un voto in più!

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