Non profit
Napoli, il terzo settore non entra in cabina di regia
Fondazione di comunità/2
di Redazione

È l’ultima nata: la Fondazione di comunità del centro storico di Napoli ha avuto il riconoscimento come onlus nell’ottobre del 2010. Presieduta da Adriano Giannola, è stata costituita con l’ausilio della Fondazione con il Sud che ha raddoppiato i 170mila euro raccolti dal comitato promotore (di cui fanno parte diverse università – la Federico II, l’Orientale e la Suor Orsola Benincasa – imprese e realtà come la Fondazione del Banco di Napoli, il Co.Ge Campania). «Abbiamo scelto», spiega il segretario generale, Mario Massa, «di non coinvolgere, ad eccezione del consorzio di cooperative sociali Proodos, il non profit perché volevamo che la fondazione fosse percepita come soggetto terzo». Una cautela frutto anche di un confronto: «Abbiamo incontrato cento strutture di terzo settore, suddivise in aree tematiche, e condiviso con loro questa scelta, che non ha causato problemi». La fondazione opera nell’ambito di due municipalità cittadine particolarmente complesse (la seconda e la quarta, che si trovano nel centro storico, 200mila abitanti) e si è data diversi ambiti: il sostegno alle fasce deboli, housing sociale e inserimento lavorativo, miglioramento della qualità di vita del territorio, cultura e microcredito.
«Ci siamo mossi subito per raccogliere ulteriori risorse tramite lasciti, fundraising e fondi patrimoniali. L’intento è quello di avere le energie economiche per ricostituire reti e rapporti di territorio, per costruire insieme ai soggetti già impegnati nuove opportunità, per non sovrapporsi e migliorare l’efficacia degli interventi». Quanto ai progetti avviati, sono tre. Il primo, in collaborazione con il quotidiano Il Mattino, è in sostanza di mobilitazione: i lettori sono chiamati a scegliere il migliore tra una serie di progetti che saranno via via presentati sul giornale (il vincitore sarà finanziato). Il secondo mira invece al recupero di aree verdi attrezzate (un bene rarissimo, a Napoli) per metterle a disposizione dei bambini magari con l’ausilio di associazioni di mamme, e il terzo, su cui si sta ragionando con le associazioni di volontariato attive in questo ambito: «L’idea è quella di sostenere gli anziani autosufficienti mettendoli in condizione di poter continuare a vivere la loro autonomia».
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