Non profit

La svolta delle Residenze per anziani: possiamo diventare una bussola sul territorio

Antonio Sebastiano, direttore dell'Osservatorio del Crems

di Redazione

Un ruolo importante nel caregiving potrebbero svolgerlo le Rsa, ovvero le residenze assistenziali sanitarie. Una prospettiva rispetto alla quale, avverte Antonio Sebastiano, direttore dell’osservatorio sulle Rsa del Crems – Centro di ricerca in economia e management in sanità e nel sociale, «bisogna compiere alcuni passi avanti per far sì che ci sia un’offerta integrata tra il sanitario e il territorio».
Cominciamo dall’offerta delle Rsa. È adeguata?
In Lombardia si concentra oltre la metà dei posti letto di tutta Italia. Un livello di offerta molto ampio. Ci sono altre regioni che hanno un’offerta strutturata: il Veneto, l’Emilia, la Toscana, il Piemonte. Non me la sentirei di parlare di emergenza. Il nodo è che da tempo il baricentro si sposta dall’ospedale al territorio.
Come si stanno attrezzando le Rsa?
Stanno lavorando alla diversificazione dei servizi offerti, anche in assistenza domiciliare integrata. Alcune si sono aperte a questo tipo di servizio, però ci sono diverse complessità dal punto di vista delle residenze sanitarie.
Ad esempio?
L’assistenza domiciliare integrata tendenzialmente non è un servizio particolarmente remunerativo. È chiaro che la diversificazione nasce anche dalla spinta a rendere più dinamica la struttura dei ricavi. La scarsa redditività si scontra con questo fattore. Senza tener conto di altri, legati alle dinamiche del lavoro. Quando una Rsa decide di avviare questo tipo di servizio deve chiedere ai propri lavoratori di fornire prestazioni a domicilio. In alcuni casi non ci sono state resistenze, in altri sì. Specie da parte dei profili meno qualificati. Quelli più qualificati, infermiere e fisioterapista, spesso mostrano di avere più nel loro dna questo tipo di approccio.
Cosa potrebbe aiutare le Rsa ad andare in questa direzione?
La rete. Tante volte sul territorio le singole risposte esistono, ma sono parcellizzate. Si fatica a mettere in rete i diversi attori del territorio fra loro e con la rete ospedaliera, a integrare le risposte e a svolgere un ruolo di orientamento nei confronti del cittadino, che non è così informato. Normalmente una persona si trova all’improvviso in una situazione di bisogno ed è allora che acquisisce informazioni e cerca di capire come funzionano le procedure per accedere ai servizi. Da questo punta di vista un sostegno lo potrebbero dare anche le Rsa: hanno sicuramente tutte le competenze per trasferire a un caregiver informale un orientamento di base.

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