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Atene dà il via libera alle cooperative sociali. Il modello è italiano «Segno positivo» secondo l’economista Stathakis
di Redazione
«La via greca per uscire dalla crisi non sarà né breve né indolore. E i tempi che verranno saranno purtroppo peggiori di quelli che abbiamo vissuto». Le parole di George Stathakis, docente di Economia politica e vicerettore dell’università di Creta, lasciano poco spazio all’ottimismo. «Come persona spero che il nostro Paese possa tornare presto alla normalità, come economista credo invece che l’uscita dal tunnel sia molto lontana e sarà raggiungibile solo a costo di altri dolorosi sacrifici».
La disoccupazione crescerà anche nel 2012. Il settore pubblico, in cui è impiegato un greco su cinque, sarà quello più colpito dai tagli previsti dal piano di austerità imposto dalla troika (Commissione Ue, Banca Mondiale e Fmi) come condizione per ottenere una dilazione nel pagamento del debito pubblico.
La mannaia sul settore pubblico avrà il duplice effetto di fare crescere la disoccupazione e diminuire i servizi pubblici. Le uniche note di speranza vengono dalla reazione della società civile. «Negli ultimi mesi», registra Stathakis, «abbiamo assistito a fenomeni che denotano un cambiamento culturale. Abbiamo capito che nulla sarà più come prima, che occorre rimboccarsi le maniche, impegnarsi in prima persona per la costruzione di un’alternativa economica e sociale».
Un attivismo che il governo, messo alla strette tra le proteste di piazza e i diktat delle istituzioni internazionali, intende sostenere. Quest’estate il ministero del Lavoro ha messo a punto una proposta di legge sull’economia sociale. Viene introdotta nell’ordinamento la figura delle imprese cooperative sociali, ispirata all’esperienza italiana. Nelle previsioni del governo per il triennio 2012-2014 l’economia sociale dovrebbe creare almeno 60mila nuovi posti di lavoro, soprattutto nei servizi di pubblica utilità. Quelli di cui la Grecia a rischio default avrà più bisogno.
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