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Ma certe leggi sono un autogol

Gianni Rivera: un freno le norme sull'immigrazione

di Redazione

Gianni Rivera, 68 anni, primo Pallone d’oro del calcio italiano, è il presidente del Settore giovanile e scolastico della Figc che si occupa dell’attività dei bambini e dei ragazzi tra i 5 e i 16 anni.
Secondo lei serve una formazione specifica per i tecnici che allenano ragazzi stranieri?
Insegnare a stoppare un pallone a un ragazzo italiano o nigeriano è la stessa cosa, tanto più che molti bambini figli di immigrati sono stranieri solo di passaporto.
Per il tesseramento delle seconde generazioni la burocrazia è sicuramente il problema principale…
Se dipendesse solo da noi la burocrazia sarebbe molto alleggerita. Ma dobbiamo sottostare a una serie di vincoli, prima di tutto le leggi dello Stato, per esempio quelle sull’immigrazione. Poi ci sono anche le normative degli organi calcistici nazionali e internazionali, come per esempio quella sui minori della Fifa, in vigore dal 2010.
Thiago Motta e Osvaldo sono gli ultimi due oriundi schierati dalla Nazionale di calcio. Secondo lei proprio gli oriundi potrebbero sbarrare la strada ai figli degli immigrati?
Penso di no: i giocatori non vengono scelti per la loro provenienza geografica ma per le loro capacità tecniche. Se sono bravi e hanno i requisiti, certo che giocheranno, anche con gli oriundi.
È possibile allora immaginare una Nazionale multietnica come quella tedesca?
Tutto dipende soprattutto dalla bravura dei ragazzi che hanno scelto o sceglieranno di giocare in Italia, ma è più di una possibilità, visto che viviamo in una società e in uno sport sempre più multiculturale.

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