Nell’immaginario collettivo i pannolini usa e getta per i bambini sono delle piccole bombe inquinanti. Ma cosa deve fare la mamma sensibile ai problemi ambientali? Quale alternativa ha? Dalla Valle del Casentino, in Toscana, arriva una risposta: il pannolino in plastica biodegradabile compostabile. Ovvero in grado di trasformarsi in compost, un fertilizzante naturale. A produrlo è la Wellness Innovation Project spa. «Abbiamo applicato un criterio: dimostrare che non è vero che per realizzare prodotti monouso occorra utilizzare la materia prima meno cara, cioè la plastica. E lo dimostriamo scientificamente», dice con forza Marco Benedetti (nella foto), presidente di Wip Spa.
L’azienda, nata nel 2005, ha adottato fin dalla sua nascita i criteri teorizzati dalla green economy: responsabilità sociale, innovazione e ricerca della sostenibilità ambientale. E si è subito lanciata nell’innovazione dei prodotti igienici monouso. Un mercato immenso, se si pensa che solo in Italia sono consumati due miliardi di pannolini per bambini l’anno, il che porta alla produzione di oltre 500mila tonnellate di rifiuti che incidono per il 5/8% nella raccolta di rifiuti. In altri termini, i normali pannolini usa e getta producono ben 300 milioni di kg di gas serra che potrebbero essere ridotti con l’uso di pannolini compostabili (-120 milioni di kg).
«Se una mamma si pone il problema ambientale è un bene, ma occorre farle sapere che la soluzione non è solo quella di passare ai pannolini lavabili», continua il presidente di Wip Spa. Perché comunque il lavaggio ha un costo energetico da considerare.
Certificazioni e ricerca non sono, per Benedetti, medaglie da mettersi al petto, ma una vera e propria filosofia produttiva. Del resto, analizzando il pannolino Naturaè si può sottolineare che, dati alla mano, ha un Gwp (global warming potential) di 0,089 kg di CO2 ? come da ricerca Lca della Bicocca ? contro un Gwp di 0,15 kg ? report Defra ? del prodotto commerciale standard, oltre naturalmente ad essere compostabili in quanto composto da plastiche biodegradabili. Ma, come sottolinea ancora Benedetti, «la prima cosa è che il pannolino funzioni: noi abbiamo dimostrato che è possibile farlo anche con materiali bio, facendolo filtrare in modo che non irriti la cute. Dopo tutto noi produciamo un pannolino che, non dimentichiamolo, è un prodotto igienico e di cui semplicemente pubblichiamo l’impatto ambientale».
Wip nasce nel 2005 con la produzione di pannolini e assorbenti, il progetto “Happy Nappy” viene implementato tre anni più tardi, passando attraverso un percorso di responsabilità d’impresa che ha coinvolto tutti i processi produttivi all’insegna della sostenibilità ambientale. Con tanto di certificazione, come il marchio di compostabilità “Si trasforma in humus” e quello anti intolleranze della pelle promosso dalla danese Astma-Allergi.
All’inizio i prodotti Wip sono stati veicolati dai Gas, i gruppi di acquisto solidale che ancora oggi rappresentano il 10% del fatturato. L’azienda però oggi è ormai ben inserita nei circuiti della grande distribuzione e, grazie a Carrefour, i pannolini compostabili sono presenti in molti scaffali europei, in particolare in Francia.
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