Non profit
Altroché lager, questo è un bazar
Nel centro per rifugiati di Mineo gestito dal non profit
di Redazione
A Mineo, nel Residence degli aranci, una distesa di villette a schiera utilizzate fino ad alcuni mesi fa dalle famiglie dei soldati americani di stanza a Sigonella e convertite poi in Centro di accoglienza per richiedenti asilo, è tornata la quiete. Dopo la tempesta estiva e le proteste più che accese di luglio, la calma sembra essersi ripresa i vialetti e gli animi. A metà ottobre è cambiata la gestione ? ora affidata a Cara Mineo, dove Cara non è un acronimo per Centro accoglienza richiedenti asilo, ma è proprio un aggettivo ? e il centro è ripartito su nuove basi. Più servizi, più cura alla persona, più informazione e prevenzione, una organizzazione più puntuale e tecnologica: sono gli aspetti sui quali da subito ha lavorato l’associazione temporanea d’impresa composta da Cascina, consorzio SolCalatino, Domus Caritatis, Senis Hospes e Sisifo.
Che il clima sia più disteso lo si capisce percorrendo i vialetti e incontrando alcuni dei richiedenti asilo che vivono nel villaggio. Salutano. Sorridono. Si preparano alla cena. Alcuni anzi l’hanno già ritirata e assieme alle mogli tornano a casa per mangiarla. Di fronte alla mensa il “punto famiglia”, dove le mamme possono ritirare cibo quanto serve ai loro bimbi. Sono 60, 19 di loro vanno a scuola, portati dal bus navetta; quando tornano possono andare alla ludoteca e ai laboratori di psicomotricità.
Dall’altro lato della mensa, la sezione sanitaria, curata ancora dalla Croce Rossa, con alcuni ambulatori fra cui uno pediatrico. Sparsi nel villaggio i playground. Vi giocavano i bimbi statunitensi: ora è la volta di questi ragazzini i cui papà passano il tempo poco distante, nei campi da football, da cricket. Un’attività che piace (al campionato di calcio, autogestito, si sono iscritti in cento) e aiuta a far passare il tempo. I mesi, anzi, visto quanto ci vuole perché le istanze vengano esaminate.
«È il vero punto dolente», spiegano gli operatori (in tutto 150, fra assistenti alla persona, psicologi, assistenti sociali, infermieri, amministrativi e legali). Non a caso, qualche giorno fa, i richiedenti hanno di nuovo manifestato all’esterno del Centro. Pacificamente ma con fermezza. Intanto è stato aperto un bazar, dove possono usare i loro 3,50 euro quotidiani (una diaria appena introdotta). Sono state avviate alcune attività non richieste dal bando di gara, come il supporto legale per l’istanza; ci sono i corsi di italiano e di educazione civica, lo sportello formativo per scrivere il curriculum o fare il bilancio delle proprie competenze. Entro breve sarà strutturata una mediateca con i computer. Come pure si ripeteranno i campi ecologici, organizzati per prendersi cura degli spazi comuni. Al primo hanno aderito in 15, al prossimo chissà. Ci vuole tempo. Intanto domani arrivano altri quaranta ospiti…
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