Non profit
Il paradosso: povertà alle stelle, anche se i raccolti sono da record
I rincari peggiorano le condizioni dell'80% della popolazione
di Redazione

Fra il 2010 e il 2011 in Bangladesh l’aumento dei prezzi alimentari ha peggiorato le condizioni di circa l’80% delle famiglie, che hanno perso in media l’11% della propria capacità d’acquisto. Lo rivelano i ricercatori dell’Ifpri – International Food Policy Research Institute, che hanno puntato l’attenzione sul grado in cui si trasmettono i prezzi delle commodities dai mercati internazionali a quelli interni. Le stime mostrano che in Bangladesh l’aumento dei prezzi ha provocato un incremento dei tassi di povertà del 5% e l’Ifpri ha calcolato che se il governo dovesse compensare pienamente il quinto più povero delle famiglie per le perdite derivanti dall’aumento dei prezzi dei generi alimentari, il costo rappresenterebbe l’1,3% del totale della spesa nazionale.
Stando ai dati della Fao, nei primi mesi del 2011 in Bangladesh il prezzo del grano ha subìto un incremento del 45% e quello del riso del 19%. Un incremento che, sottolinea l’agenzia Onu per l’alimentazione, ha poco a che fare con fattori di scarsità fisica, visto che la diminuzione di raccolti di cereali nello stesso periodo è stata solo del 2%, dopo che vi erano stati, nei tre precedenti anni, primati storici di produzione. Secondo l’Ifpri i prezzi alimentari elevati e volatili sui mercati internazionali hanno effetti particolarmente dannosi sui Paesi che sono forti importatori netti di generi alimentari. Se i prezzi dovessero continuare a crescere, i Paesi più vulnerabili come il Bangladesh saranno costretti a impiegare per le importazioni almeno il 18% del totale della spesa, rispetto a una media globale del 7%. Una situazione simile a quella registrata nel 2007-2008, quando in Bangladesh, ma anche in Indonesia, Cambogia, Giordania, Egitto e Haiti, si verificarono proteste di massa.
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