Non profit
Eppure sarebbe bastato saper fare i conti
«All'Economia si sono spaventati di fronte a qualche calcolo supplementare». Il j'accuse di Andrea Olivero
di Redazione

«Non hanno avuto coraggio. Strutturato così, il meccanismo delle deduzioni non può non ricordare i vecchi assegni familiari che non avevano progressività. Facile prevedere che al primo momento di difficoltà economica, anche queste deduzioni salteranno». Non le manda a dire Andrea Olivero, presidente Acli: «Forse i tecnici dell’Economia si sono spaventati di fronte a una proposta che richiedeva qualche calcolo supplementare. Ma con gli strumenti tecnologici a disposizione si poteva senza dubbio fare».
Cosa la amareggia di più?
Due aspetti. Anzitutto che la nostra proposta di rimodulazione non avrebbe comportato costi ulteriori e si è preferito adottarne un’altra per la quale occorre trovare nuove coperture. Ma soprattutto il fatto che la nostra ristrutturazione prefigurava un modello strategico in base al quale si sarebbe potuto cominciare a pensare un fisco che tenesse conto delle caratteristiche della famiglia.
Cioè?
Ci interessava introdurre per la prima volta un criterio che incrocia il reddito e il numero dei familiari. Un criterio che consente di salvaguardare la famiglia. Invece l’idea delle deduzioni ci sospinge verso un modello vecchio. La famiglia come un costo, come un un soggetto verso il quale creare politiche fiscali calate dall’alto. E questo non risolve nulla. Non va verso la logica della famiglia come soggetto sul quale investire. E poi mi spiace che non si sia tenuto conto delle famiglie con figli disabili.
Avevate fatto proposte in tal senso?
Avremmo voluto ma non ne abbiamo avuto il tempo. È comunque un tema che andrebbe ripreso e affrontato con decisione. Vorrei aggiungere che nel caso specifico dell’abitazione la nostra rimodulazione partiva da un altro presupposto, e cioè che la casa rappresenta l’obiettivo di stabilità di un nucleo.
E dunque?
Dunque penalizzare questa esigenza è illogico, contrasta con l’equità e il buon senso. Al contrario occorrerebbe tutelare la propensione al risparmio e all’investimento. Tenendo conto che la famiglia non va considerata come un soggetto debole, ma come una istituzione che scommette sul futuro. Non è solo un ammortizzatore sociale, ma favorisce la crescita complessiva. Ad esempio quando dà credito ai suoi componenti e ne supporta le iniziative. Quando usa la casa come garanzia per accedere a prestiti destinati alle imprese familiari.
Dove recuperare risorse, dunque?
Ma ad esempio colpendo le grandi concentrazioni patrimoniali. Lottando contro l’evasione fiscale. Quel che conta però è che non sono più sostenibili operazioni fatte con l’accetta. Occorre mettersi nei panni dei soggetti che si vogliono sostenere o penalizzare e compiere scelte indirizzate con decisione a sostenere una politica family friendly.
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