Non profit
Vandana Shiva: «Inquinamento e privatizzazione, mix letale»
Il "j'accuse" dell'attivista: «Invece di depurare, si cercano nuovi fonti da prosciugare»
di Redazione

Una soluzione per Varanasi ci sarebbe. A rivelarla la Sankat Mochan Foundation, ente senza scopo di lucro. Si tratta dell’AIWPS (Advanced Integrated Wastewater Pond System), un sistema brevettato dall’Università della California e già sperimentato nella regione: batteri fecali, parassiti e protozoi sono rimossi con il cloro, senza l’uso di altre sostanze chimiche. L’acqua può così essere riutilizzata per irrigazione e usi industriali. Nel giugno 2008 il governo indiano ha deciso di supportare la Sankat Mochan Foundation chiedendo un report dettagliato su un progetto pilota. Ma nonostante il successo dei primi due anni di prova, il silenzio governativo lascia intendere che ci vorrà del tempo prima che l’esperimento venga esteso. E così, passeggiando lungo le sponde del Gange ? mentre orde di devoti si bagnano nelle sue acque, vi depongono offerte e cremano cadaveri ? un turista inconsapevole potrebbe pensare che la radice di tanto inquinamento debba essere cercata proprio nelle tradizioni dei devoti indù. «È un equivoco diffuso», spiega il rapporto della Sankat Mochan Foundation. «Solo il 5% dell’inquinamento del fiume proviene da chi ne fa uso diretto. L’altro 95% è causato dagli scarichi».
«In India la crescita economica ha coinciso con l’inquinamento e la minore disponibilità di risorse idriche. Mantenere l’acqua pulita è la migliore garanzia di vita, ma paradossalmente, mentre questa risorsa diminuisce, c’è chi cerca di trasformarla in ricchezza finanziaria. Si giudica l’acqua come un normale bene di mercato: venderla è soltanto un buon affare. Da qui i conflitti». Sguardo pacifico ma una grinta che ben nasconde i suoi 56 anni, Vandana Shiva, la più nota ambientalista indiana, non ha dubbi sulle colpe di un complice governo immobile e del liberismo delle multinazionali insediate in India. A guadagnarci, i soliti giganti: che si chiamino Cola-Cola (il cui stabilimento ha prosciugato le falde in Kerala) o Gdf Suez (multinazionale francese che sta canalizzando il Gange, togliendo acqua ai campi). «Delhi è attraversata dal fiume Yamuna. Ma l’acqua è diventata inutilizzabile. Colpa dell’inquinamento. Tutte le fabbriche gettano le scorie senza depurare, lo stesso vale per l’80% degli scarichi cittadini». Dehli si è mantenuta per secoli grazie allo Yamuna. Ma due decadi di industrializzazione l’hanno trasformato in una cloaca e in uno scarico di sostanze tossiche. «Basterebbe ridurre le emissioni. E invece, fino a oggi, tutti i progetti prevedono che si vada a recuperare l’acqua altrove. E lo sfruttamento, e l’impoverimento, continuano».
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