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Finlandia, l’euro va al ballottaggio

di Redazione

C’è un Paese a tripla A ai confini d’Europa che ha paura di pagare per i debiti dei peccatori di fallimento finanziario (Grecia, Italia, Spagna). E spalanca le porte all’euroscetticismo: un terzo dei finlandesi, rispetto a un quarto di pochi anni fa, guarda con ostilità a Bruxelles e alla moneta unica, sulla scia di dichiarazioni dell’attuale ministro degli Esteri Erkki Tuomioja, che considera «inutile e dannosa» l’unione fiscale del Vecchio continente.
Umori serpeggianti, che per ora non sono riusciti a riverberarsi sul risultato delle presidenziali. Il 5 febbraio in Finlandia si svolge il ballottaggio tra i due candidati della terra dei ghiacci, Sauli Niinistö, conservatore, che ha ottenuto il 37% dei voti al primo turno delle elezioni, e Pekka Haavisto, ambientalista della Lega Verde, con il 18,8%. Entrambi convinti fautori dell’euro e dell’Europa.
Ma la scelta dei candidati pro Unione europea non deve illudere. Argomento cruciale per la vita economica e sociale di un Paese con appena poco più di cinque milioni di abitanti è proprio la moneta unica. Fu proprio Niinistö, da ex ministro delle Finanze, a far entrare il governo di Helsinki nella zona euro, ma oggi ammette: «Se avessimo saputo, oggi l’euro non ci sarebbe». Europeista sì, ma non troppo, come l’ex premier Paavo Lipponen, che ne ha fatto una questione di sopravvivenza: «Per noi l’Europa è tutto, se l’euro crolla, la Germania dominerà l’Europa e noi saremo dipendenti dai tedeschi».
Scartato al primo turno Paavo Vayrynen, che aveva fatto del dietrofront monetario e della demagogia antieuro il suo leitmotiv durante la campagna elettorale. La sua idea reintrodurre la markka, la vecchia valuta finlandese, gli è valsa il 17% dei voti, appena un punto sotto l’ambientalista Haavisto, 53enne, che potrebbe ora sostituire la premier uscente, Tarja Halonen.

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