Non profit

A Norimberga si misura la forza del “bio” made in Italy

di Redazione

Nemo propheta in patria, dicevano i latini. Questo è quello che viene da pensare scorrendo i dati relativi al mercato dell’agricoltura biologica. «Nessuno lo sa», spiega Pierguido Maestro, ad di Ecomarket, leader italiano della distribuzione di prodotti “bio”, «ma in questo campo siamo il terzo produttore al mondo e il primo in Europa». Una filiera che porta valore al nostro export. «Circa il 65-70% della produzione italiana di alimenti bio viene esportato», conferma Maestro. Ma come si spiega questo buco nero informativo? «Sono due i motivi principali», tiene a sottolineare. «Primo, non è un tema che fa notizia, perché nel nostro Paese si mangia generalmente in modo sano, e questo ha frenato la diffusione della cultura del bio. Secondo, i prezzi dei prodotti biologici sono ancora troppo elevati rispetto ai prodotti convenzionali». Ma, nonostante questi due vincoli, il mercato di Ecomarket cresce. «Siamo passati da un fatturato iniziale, nel 2004, di 1,8 milioni, ai 3,6 del 2011. Per il 2012 le stime parlano di 4,5 milioni di euro», spiega Maestro. Che aggiunge: «Il motivo di questa crescita sta proprio nel fatto che proponiamo prezzi ragionevoli. Per i beni generici infatti registriamo al massimo un sovrapprezzo del 15%, mentre per quelli deperibili il sovrappiù è del 25-30%».

Appuntamento mondiale
Quella italiana è una leadership testimoniata anche dalla presenza nelle kermesse internazionali. Delle 2.390 aziende accreditate a BioFach 2012, la più grande fiera internazionale dei prodotti “bio” che si tiene ogni anno a Norimberga, ben 375 (più del 15%), sono proprio italiane. Una presenza che, mai come quest’anno, ha un peso specifico importante. Patrocinato da Ifoam, la federazione internazionale dei movimenti per l’agricoltura biologica, e da Bolw, l’unione tedesca degli operatori economici del settore ecologico alimentare, questo appuntamento è diventato il termometro che misura lo stato di salute dell’intero settore. Nel 2011 ha visto la partecipazione di 2.544 espositori provenienti da 131 nazioni, con quasi 45mila professionisti in visita. Ai partecipanti alla 23esima edizione che si svolgerà dal 15 al 18 febbraio nel Centro Esposizioni della città tedesca se ne aggiungeranno poi altri 200 presenti al Vivaness, il Salone pilota della cosmesi naturale e del wellness, una sorta di expo parallela dedicata al “bel e ben vivere”.
Filiera da rafforzare
Il tema chiave dell’edizione del 2012 è la “Sostenibilità nel movimento biologico”, un’occasione per approfondire il tema della sostenibilità ecologica, sociale ed economica che matura nel settore. In particolare, l’accento verrà posto sulle nuove sfide che in questi campi si troveranno ad affrontare nei prossimi anni le aziende del bio. Ma anche su come rafforzare in ciascun Paese questa filiera.
«Una mossa ormai non più rimandabile», spiega Claudio Poggioli, presidente del consorzio cooperativo Caseificio Santa Rita, che partecipa a oltre 12 fiere all’anno. «Noi, ad esempio, produciamo Parmigiano Reggiano bio, esportiamo ben oltre il 50% all’estero, fatturiamo 3 milioni di euro l’anno e siamo una presenza fissa a BioFach, ma in Italia in pochi ci conoscono. È una questione culturale. Il bio nel nostro Paese è ancora considerato una spesa in più, quasi un vezzo inutile». «Per noi essere presenti a questo tipo di appuntamenti internazionali è un investimento», sottolinea Poggioli, «fidelizziamo clienti e ne troviamo di nuovi. È il nostro investimento pubblicitario».

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