Non profit
Il servizio civile? In Veneto lo fanno i pensionati
In due anni coinvolte circa 900 persone
di Redazione
S ul Naviglio del Brenta, a Mira ne hanno reclutati sei. Due provvedono all’apertura della maestosa villa cinquecentesca dei Leoni, due alla promozione della lettura e alla gestione delle biblioteche e altri due, infine, alla custodia dello spazio polifunzionale “Arcipelago progetti”. Lavorano per 15 ore a settimana e percepiscono un compenso orario, erogato tramite buoni del lavoro, di 6 euro lordi.
A Santorso, comune vicentino ai piedi del Monte Summano, ne hanno ingaggiati invece cinque. Si occupano della sala multimediale municipale e curano il progetto Piedibus, accompagnano in pratica i bambini a scuola. Compenso orario: 9 euro lordi. Sono i nonni arruolati dai Comuni veneti per lo svolgimento del servizio civile per anziani istituito dalla Regione (legge 9/2010, nella foto il governatore Zaia) con l’obiettivo di provare a centrare due obiettivi: da un lato favorire il potenziamento e l’ampliamento dei servizi alle persone offerti dalle pubbliche amministrazioni e, dall’altro, incoraggiare l’impiego degli anziani in attività socialmente utili. Due i requisiti richiesti: avere più di 60 anni ed essere in pensione. Ben dieci invece gli ambiti operativi in cui i Comuni possono selezionare, tramite bandi, i volontari civici anziani. Fra le attività che è possibile svolgere, oltre appunto l’apertura dei parchi, fra gli altri ci sono il trasporto con mezzi pubblici dei cittadini che accedono a prestazioni sociali e socio sanitarie; la sorveglianza presso le scuole; l’animazione e la gestione di musei e biblioteche; la conduzione di appezzamenti di terreno di proprietà o di uso pubblico i cui proventi sono destinati ad uso sociale.
La Regione finora ha finanziato due annualità, 2010 e 2011, con 500mila e un milione di euro. Con il primo bando sono stati sostenuti i progetti presentati attraverso le gare indette da 70 Comuni, con il secondo le iniziative proposte da 135 municipi e 4 unioni di Comuni. «Il timore di sforare il patto di stabilità ha frenato non poche amministrazioni», spiega Stefania Strano, dirigente regionale del settore Volontariato, Promozione sociale e Progettualità trasversali. I nonni che hanno preso parte all’iniziativa sono stati comunque circa 450 per ognuna delle annualità.
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