Non profit

Clini: «Si oppone chi non vuole investire per migliorare»

di Redazione

«La strada intrapresa dall’Italia sull’abolizione dei sacchetti di plastica usa e getta è quella giusta». Conferma di non aver nessun dubbio il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini alla vigilia del voto finale della Camera che, a più di un anno dal divieto di commercializzazione dei sacchetti di plastica (entrato in vigore il 1° gennaio 2011), tramuta in legge il decreto Ambiente pubblicato in Gazzetta ufficiale lo scorso 25 gennaio 2012 dopo mesi di attese e rinvii, che avevano lasciato intravedere la longa manus delle lobby anti bioshopper. Clini con Vita entra nel merito nella battaglia in atto tra detrattori e sostenitori delle nuove norme.
Come giudica la strenua contrapposizione ai biosacchetti di associazioni come Fare Ambiente e dei produttori di plastica e additivi?
Stiamo parlando di una norma che risponde alle giuste aspettative ambientali e, nel contempo, è attuabile da un punto di vista della qualità del prodotto. Come al solito, ogni innovazione trova strenui oppositori in chi non vuole investire per migliorare.
Quanto pesa la pressione della lobby trasversale contro i biosacchetti?
Le pressioni non hanno avuto alcun peso; abbiamo ascoltato le ragioni delle varie parti e abbiamo deciso secondo le attese dell’ambiente, dei cittadini e dell’economia.
C’è il rischio, come affermano alcuni, che le bioplastiche “affamino il mondo”, sottraendo mais all’uso alimentare?
Assolutamente no. Nel mondo ci sono eccedenze di granturco: non a caso le quotazioni sui mercato bastano appena a coprire i costi di produzione.
Eliminando i sacchetti con additivi si perdono posti di lavoro?
La perdita di posti di lavoro si potrà avere forse in quelle aziende che non vogliono investire per ammodernare la produzione in chiave di innovazione e di ambiente. Invece, ci saranno nuovi posti di lavoro in tutta la filiera della chimica verde e delle cosiddette bioraffinerie. Per esempio Eni e Novamont stanno investendo per realizzare una nuova bioraffineria a Porto Torres, al posto del vecchio petrolchimico, rilanciandolo. A Terni, l’area industriale è in crisi e ne uscirà solamente con gli investimenti nelle bioplastiche. Ancora, il polo chimico di Marghera dovrà essere dismesso se rimarrà nella vecchia filiera dell’industria convenzionale, mentre potrà ripartire con gli investimenti della chimica innovativa.
Le sanzioni previste dalla norma sono pensate anche per “pesare” nei confronti di eventuali contravvenzioni della grande distribuzione, che può contare su bilanci molto alti?
Le sanzioni sono pensate per costituire un deterrente serio per l’applicazione di una norma, sicuramente applicabile, che va nella giusta direzione di salvaguardia dell’ambiente.
Costosi, facili alla rottura, addirittura maleodoranti: un recente servizio del Tg1 raccoglieva questi commenti tra la gente comune. Quanto è importante la qualità nei confronti del rispetto dell’ambiente?
La salvaguardia dell’ambiente va di pari passo con la qualità dei sacchetti. L’alternativa delle sporte riutilizzabili è quella di gran lunga preferibile, e i consumatori preferiscono questa soluzione. Ma non sempre abbiamo a portata di mano un sacco riutilizzabile e non tutti i negozianti li vendono, quindi è stato lasciato spazio ai sacchetti usa e getta, a patto che siano biodegradabili e compostabili.
La popolazione è ancora poco informata sui nuovi sacchetti in commercio e sulla loro compostabilità. Come sensibilizzare in modo più capillare?
In un prossimo decreto interministeriale saranno contenute le informazioni ai consumatori, chiare e alla portata di tutti, più eventuali ulteriori specifiche tecniche dei sacchetti.