Ho 40 anni, sono una donna disabile con “tetraparesi spastica”. La mia patologia non mi permette di svolgere in modo autonomo le funzioni essenziali della vita quotidiana essendo continuamente a livello fisico dipendente da una persona nell’espletare le attività di ogni giorno: alzarmi, lavarmi, vestirmi, mangiare, coricarmi; nell’utilizzo dei mezzi di trasporto, nell’adempimento di funzioni manuali, al fine di partecipare alla vita formativa, lavorativa e sociale.
Mi sono laureata in Scienze dell’educazione all’Università Cattolica di Brescia, ho conseguito master e ho inseguito un lavoro che mi consentisse di VIVERE, il risultato sono occupazioni con contratto a progetto e collaborazioni occasionali.
Da 11 anni usufruisco del finanziamento per un progetto di “vita indipendente”, in base alla legge 162/98, che mi permette di condurre una vita dignitosa ed autonoma. Le assistenti personali che ho assunto mi danno la possibilità di partecipare alla vita sociale indipendentemente dai miei familiari, mi permettono di lavorare e di integrarmi nel contesto in cui vivo come qualsiasi altro cittadino. Anche la Convenzione Onu, ratificata dall’Italia e dalla Regione Lombardia, all’art. 19 afferma il diritto ad una vita indipendente: «Le persone con disabilità abbiano la possibilità di scegliere, su base di uguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere; le persone con disabilità abbiano accesso ad una serie di servizi a domicilio o residenziali e ad altri servizi sociali di sostegno, compresa l’assistenza personale necessaria per consentire loro di vivere nella società».
Consentirmi di realizzare il mio progetto, ossia darmi l’assistenza personale di cui necessito significa darmi la possibilità di VIVERE come qualsiasi altra persona, lavorare, svolgere attività di volontariato, coltivare i miei interessi e le mie passioni. Senza la presenza dell’assistente personale non potrei condurre la vita che attualmente svolgo perché necessito di assistenza 24 ore al giorno.
Quest’anno andrò a vivere da sola in un appartamento comunale, assumendo, con regolare contratto, due assistenti personali, che saranno “strumenti” necessari per vivere. Avrò un costo complessivo annuo da affrontare per la mia assistenza personale di 28.234 euro. Da questa somma sono escluse le spese di alloggio e di vitto delle assistenti. Per pagare i costi della mia assistenza ricevo un finanziamento ex legge 162/1998 di 7.200 euro, il Comune mi dà un contributo per il mio progetto di vita indipendente di 8.400 euro, lo Stato con l’indennità di accompagnamento 5.915 euro, per un totale di 21.515 euro annui. Io percepirò nel 2012, tra pensione di invalidità civile e redditi da contratto a progetto, circa 530 euro mensili certi. Vi domando: come posso vivere insieme alle mie assistenti con tale reddito?
Cinzia Rossetti, email
Vuoi accedere all'archivio di VITA?
Con un abbonamento annuale potrai sfogliare più di 50 numeri del nostro magazine, da gennaio 2020 ad oggi: ogni numero una storia sempre attuale. Oltre a tutti i contenuti extra come le newsletter tematiche, i podcast, le infografiche e gli approfondimenti.