Non profit

L’appello dell’assessore Boeri: «Scendano in campo anche i privati»

Intanto 25 autori milanesi adotteranno altrettante strutture

di Redazione

Si scrive biblioteche ma si legge hub. Nel capoluogo lombardo la capacità d’integrazione, produzione e trasmissione dei saperi riparte da qui, dal sistema bibliotecario pubblico, ripensato nei contenuti e rilanciato nelle funzioni. Nasce così il modello-Milano, come l’ha definito l’assessore alla Cultura, Stefano Boeri.
Perché rilanciare le biblioteche civiche?
L’ambizione è quella di creare una rete urbana capillare che risponda alla domanda di servizi e intelligenza diffusa, mettendo a valore il patrimonio delle rionali. Anzitutto per ciò che sono: archivi del sapere capaci di generare esperienze di lettura inedite, attraverso il recupero e il lavoro su testi ormai introvabili nei circuiti privati o commerciali. Stiamo invitando 25 autori milanesi ad adottare una biblioteca ciascuno e lì costruire percorsi di cultura improntati al rapporto diretto con gli utenti.
Quale rapporto immagina con le biblioteche specialistiche?
Di prossimità e integrazione. Dove non arriva la biblioteca universitaria, con orari spesso inadeguati alle esigenze degli studenti, supplisce la rionale. Discorso analogo per le biblioteche ospedaliere, le scolastiche o delle carceri. Il progetto prevede di estendere il sistema bibliotecario milanese, già integrato nel sistema nazionale, a tutte queste realtà. Vorremmo potenziare la varietà di funzioni che, in parte, le biblioteche già svolgono: luoghi per il prestito libri ma, più in generale, ambiti di incontro e confronto, di integrazione e di svago.
Immigrati compresi?
È un’utenza che vorremmo raggiungere con la specializzazione tematica o linguistica. Stiamo ragionando col Forum permanente delle comunità e delle associazioni straniere per proporre, oltre all’offerta tradizionale, collezioni multiculturali e servizi informativi più fruibili.
Obiettivo nobile, che si scontra però con i limiti di strutture spesso sottodimensionate…
È una delle criticità: edifici bibliotecari disomogenei e in molti casi insufficienti rispetto al bacino d’utenza. L’adeguamento delle dotazioni e il rinnovamento delle strutture sono temi aperti, così come la visibilità sul territorio. In quest’ottica diventa ancora più urgente attivare circuiti di quartiere che le mettano in rete con spazi di socialità complementari. Per esempio, le scuole, le parrocchie, i teatri, le cascine..
E le risorse?
Mi piacerebbe che diventasse uno dei grandi investimenti dell’amministrazione comunale, ma le necessità sono tante e tali che anche ai privati chiedo di adottare una biblioteca. Dopo il convegno dell’Aib, («I nuovi alfabeti della biblioteca», svoltosi il 15 e 16 marzo alla Fondazione Stelline), organizzeremo un’altra giornata di studi per definire l’operatività.