I buoni-vacanza per fasce deboli? Talmente utili che il governo li sopprime. «Stiamo parlando di un sistema, quello dei buoni, che ha permesso in soli due anni a 25mila famiglie con reddito basso di permettersi una vacanza a prezzo agevolato», spiega Benito Perli, presidente della Fitus – Federazione italiana turismo sociale e di Bvi – Buoni vacanze Italia, associazione creata da Fitus e Federturismo, Assoturismo e Confturismo. «Dopo almeno 15 anni di battaglie, alla fine del 2009 abbiamo ottenuto l’emissione dei primi buoni», ricorda Perli, «ora, di punto in bianco, ci viene comunicato il ritiro del finanziamento di 5 milioni di euro già stanziato per quest’anno e lo stop dell’uso dei buoni da settembre 2012», ovvero alla scadenza dei primi tre anni di sperimentazione.
La scure porta il nome di decreto legge 5/2012, chiamato “Semplificazione e sviluppo”. «È un guaio, ma soprattutto è una decisione inspiegabile», protesta il presidente della Fitus, che comprende, tra gli altri, il Cta – Centro turistico Acli, Aig – Associazione alberghi per la gioventù e Cts – Centro turistico studentesco. «Come si può far finire nel calderone dei tagli una prassi che si sta rivelando virtuosa anche per le finanze statali, oltre che per lo sviluppo economico nel settore turistico?». Il ragionamento è chiaro: «Più famiglie vanno in vacanza, più entrate hanno gli esercenti, maggiore è il gettito fiscale che ne deriva, come insegnano le esperienze in vari Stati europei». Su tutti la Francia, «dove lo Stato spende 1,5 miliardi di euro per agevolare la partenza di 6 milioni di persone, ma ottiene in cambio una spesa turistica annuale di 3,5 miliardi di euro», argomenta Perli.
In Italia le cifre parlano di 24.470 famiglie richiedenti per un totale di 22,4 milioni di euro di buoni emessi, di cui 9,7 milioni erogati dallo Stato, il resto corrisposto dalle famiglie stesse (che hanno sconti dal 20 al 45% a seconda dell’Isee, Indicatore della propria situazione economica). A chiedere la sovvenzione, valida tutto l’anno esclusi luglio e agosto, sono in particolare nuclei familiari numerosi (il 40% ha almeno tre figli), la provenienza è omogenea da tutto il territorio nazionale, mentre la meta preferita è l’Emilia Romagna costiera, «perché lì si concentrano la maggioranza delle strutture su misura per famiglie». Che l’esperienza dei buoni-vacanza funzioni lo testimonia la proposta di legge bipartisan (C4558) sottoscritta in Parlamento nel luglio 2011: i deputati firmatari chiedono per l’Italia l’estensione del modello francese, che tra i vari benefici, oltre a un boom della domanda interna e alla destagionalizzazione, consente la richiesta del buono a tutti i lavoratori dipendenti e ai pensionati. «La proposta è in discussione nella commissione X Attività produttive della Camera. Ma ora è arrivato il blocco del governo. Non è un controsenso?», conclude Perli.