Non profit

Aiuto allo sviluppo in carenza d’ossigeno

di Joshua Massarenti

Tutti li temevano, ma ora che sono stati pubblicati si può parlare di una vera e propria mazzata sulla testa. Gli ultimi dati diffusi dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico sugli aiuti pubblici allo sviluppo (Aps) erogati nel 2011 dai 22 Paesi dell’area Ocse sono a dir poco drammatici. La crisi economica ha “costretto” dodici Paesi tra i più “generosi” del continente europeo a sospendere gran parte dei loro aiuti bilaterali. Senza sorpresa, Grecia (-39,3%) e Spagna (-32,7%) sono i Paesi che più hanno tagliato rispetto al 2010, seguiti da Austria (-14,3%), Belgio (-13,3%), Paesi Bassi (-6,4%), Francia (-5,6%), Lussemburgo (-5,4%) e Finlandia (-4,3%). A sorpresa, l’Italia registra una crescita clamorosa del 33%. «Questo dato non deve trarre in inganno», tiene a precisare Luca De Fraia, portavoce di ActionAid Italia e membro del gruppo di monitoraggio “AidWatch” della piattaforma delle ong europee, Concord. «L’aumento è in gran parte dovuto alla cancellazione di debiti contratti da Paesi poveri nei confronti dell’Italia e ai fondi erogati per accogliere i rifugiati. Secondo i nostri calcoli, il volume totale degli Aps dell’Italia andrebbero ridotti del 18%». Chi non trucca i conti ma fa una pessima figura è il governo Cameron. Dal suo insediamento, il premier britannico ha giurato che mai avrebbe diminuito gli aiuti pubblici allo sviluppo del Regno Unito. Anzi, secondo Cameron l’obiettivo dello 0,7% entro il 2015 era a portata di mano (con una crescita del 37%). Ma i dati dell’Ocse lo hanno clamorosamente smentito registrando un -0,8% tra il 2010 e il 2011. Per Cameron sono tempi duri. Pochi giorni fa, un rapporto di un comitato tecnico della Camera dei Lords ha definito gli obiettivi «del governo inappropriati. Solo il 10% dei nostri aiuti vanno a finire nelle zone di conflitto».

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