Famiglia
A Como quattro volte su quattro pagano i minori
Impressionante descrizione dei tagli che si abbatteranno sul sociale nel Lario con i prossimi piani di zona
«Welfare taglia bambini». A riprova di quanto fosse azzeccato il titolo della cover di VITA di settimana scorsa, il giorno dopo l’allarmante Prima relazione al Parlamento del Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, dal sito Lombardia Sociale, curato dall’Istituto per la Ricerca Sociale (Irs), arriva una riprova ufficiale.
Elena Grismondi è la responsabile gestionale dell’Azienda Sociale Centro Lario e Valli, uno dei tanti territori lombardi impegnato nella definizione dei piani di zona per i prossimi tre anni, in un contesto di forte riduzione delle risorse. Lombardia Sociale le ha chiesto quali sono i servizi che saranno messi maggiormente a rischio: quattro ambiti su quattro, tra quelli che indica, riguardano i minori.
Si tratta nell’ordine:
1/ i centri prima infanzia, su cui si punterà «a una diminuzione del “vuoto per pieno”». Detto in altri termini, spiega senza mezze misure, «perché il servizio sia sostenibile, i posti a disposizione devono essere garantiti pieni, per cui ad esempio siamo passati da un sistema di buoni a ingresso a pacchetti di frequenza settimanale». Con le famiglie chiaramente penalizzate ad ogni malattia del bambino: paghi anche se il bimbo resta a casa.
2/il circuito degli “spazio giovani”, che potranno sopravvivere solo grazie a “risorse altre” rispetto alla 328, cioè (come già è per uno dei due presenti sul territorio) grazie ad un finanziamento della Fondazione Cariplo e per il 2013 puntando su un bando regionale dell’Assessorato allo Sport
3/la psicopedagogia scolastica, che rimarrà solo «prevedendo l’intervento diretto dei comuni».
4/L’ultimo ambito, citato come la «vera area critica, sulla quale potrebbero in previsione saltare i servizi», è quello dedicata agli stranieri. In realtà gli esempi di tagli probabili che la Grismondi fa riguardano ancora una volta i minori: «facilitatore linguistico nelle scuole e mediatore culturale nelle scuole e nei servizi». Su questo, dice, «scelte tradizionali e una minore sensibilità potrebbero essere elementi di serio ostacolo alla continuità».
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