Economia

La Coop boccia il decreto liberalizzazioni

Per i consumatori nessuna diminuzione dei prezzi

di Redazione

«Un decreto anti-liberalizzazione che mantiene lo status quo a appannaggio delle farmacie ed è persino peggiorativo rispetto alla situazione precedente. Per i consumatori nessuna boccata d’ossigeno. Si è gettata alle ortiche una liberalizzazione che solo nel settore dei farmaci di fascia C avrebbe potuto generare una riduzione dei prezzi per un valore di 250 milioni complessivi a beneficio dei consumatori». E’ una bocciatura senza appello il giudizio di Coop, prima catena della grande distribuzione in Italia, sul Decreto Delisting relativo alla vendita dei farmaci di fascia C fuori dal circuito delle farmacie e sul Regolamento Attuativo.

Non 230, ma al netto solo 136 farmaci vendibili. A conti fatti appena il 6% delle vendite della fascia C. E’ quanto esce fuori dal circuito esclusivo delle farmacie con il Decreto Delisting stilato dal Ministero della Salute e appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale. La valutazione è di Coop, prima catena della grande distribuzione in Italia che ha nella sua rete ben 105 Corner Salute, ed è una valutazione di segno negativo, una bocciatura senza appello. «Abbiamo a che fare con un decreto anti-liberalizzazione che mantiene lo status quo a appannaggio delle farmacie ed è persino peggiorativo rispetto alla situazione » – dice Coop – «Per i consumatori nessuna boccata d’ossigeno e nessuna diminuzione di prezzo dei farmaci per non aver messo in campo i veri canali alternativi che sarebbero stati la distribuzione moderna e le parafarmacie . Così facendo si è gettata alle ortiche una liberalizzazione che solo nel settore farmaci ( tra corner della gdo e parafarmacie), così come era nella primaria intenzione del Governo, avrebbe potuto generato una diminuzione dei prezzi per un valore pari a 250 milioni complessivi a beneficio dei consumatori. E ci si è accontentati delle briciole».

Al danno si aggiunge anche la beffa contenuta nel Regolamento Attuativo anch’esso appena emanato che ridefinisce i requisiti strutturali dei corner alla stessa stregua di una farmacia con inevitabile aumento dei costi di investimento e gestionali.«Ovvero sintetizzando» – continua il comunicato Coop – «siamo uguali alla farmacia per ciò che attiene la struttura dell’esercizio, lavorano da noi farmacisti laureati e abilitati alla professione (solo in Coop sono circa 300 e si tratta di nuova occupazione), ma non possiamo fornire lo stesso servizio e siamo confinati a somministrare farmaci da banco, farmaci veterinari e ora una esigua gamma di farmaci di fascia C. Il tutto oltre a essere paradossale va esattamente in direzione contraria a quanto significa liberalizzare, ovvero aprire mercati chiusi generando vantaggi per i consumatori e maggiore efficienza per le imprese. Prendiamo atto che questo Governo non è stato messo in grado di agire al meglio sul versante liberalizzazioni, da parte nostra continueremo ad impegnarci perché quanto è stato realizzato finora possa avere ulteriori sviluppi, così come ci chiedono i nostri oltre 7 milioni e mezzo di soci consumatori e così come chiede un libero mercato dove la distribuzione moderna possa svolgere un ruolo da protagonista».

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