Non profit

Le rimesse? Presto andranno al rovescio

di Redazione

Mentre negli Stati Uniti, già dal 2008, i migranti sudamericani rimasti senza lavoro a seguito della crisi del settore edilizio hanno deciso di restare, in attesa di tempi migliori, facendosi aiutare dai propri famigliari rimasti nel Paese d’origine, in Italia sembra che questo fenomeno non si sia verificato. Almeno non ancora. A giudicare, infatti, dai risultati provvisori dell’ultimo censimento, almeno un milione di stranieri si è dato a gambe levate ed è tornato nel proprio Paese natale.
Questo dato è certamente tutto da verificare e, a ben guardare, sembra troppo il divario tra i 3,8 milioni di stranieri rilevati dal censimento dell’Istat ed i 4,9 regolari stimati ad inizio anno (Caritas/Migrantes).
Le rimesse di denaro dei migranti offrono per certi aspetti uno strumento che contribuisce ad interpretare alcuni aspetti della relazione tra migranti e crisi.
Negli Stati Uniti negli anni in cui la crisi ha lasciato il segno maggiore, in particolare nel 2008, si è assistito ad un’inversione del flusso delle rimesse di denaro dei migranti. Il denaro veniva inviato agli emigranti dai loro famigliari rimasti nel Paese di origine, in particolare Messico, Ecuador ed Argentina, al fine di sostenere la permanenza in territorio statunitense del parente che si era ritrovato senza lavoro e che, fino a poco tempo prima, aveva costituito una fonte di reddito vitale per tutto il nucleo.
In Italia questo fenomeno non sembra essersi verificato ma il flusso delle rimesse nel 2010 ha avuto, per la prima volta nella storia, una contrazione rispetto all’anno precedente. È vero che dal nostro Pese sono state inviate, per i soli canali tracciabili, rimesse per un ammontare molto importante quantificabile in circa 6,4 miliardi di euro, ma il fatto che ci sia stata una riduzione di oltre cinque punti percentuali rispetto all’anno precedente significa due cose. La prima è che, probabilmente, la fuga di stranieri dalla penisola evidenziata dal censimento è in qualche misura realmente accaduta; la seconda, che coloro che continuano a risiedere in Italia hanno visto ridurre la propria capacità di risparmio con una conseguente riduzione della possibilità di inviare denaro a casa. Ma anche che i familiari rimasti nel Paese d’origine in qualche modo hanno rinunciato a una quota di rimesse, forse anche per consentire agli espatriati di rimanere all’estero. Che sia un anticipo della tendenza che si è registrata negli Stati Uniti?

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