Welfare
Il robot-ombra per gli anziani soli in casa
Alla Don Gnocchi presentato oggi l'innovativo prototipo sperimentato nella casa domotica di Milano
di Redazione

Un robot che sia un po’ aiuto domestico e un po’ ombra dei famigliari, per accompagnare gli anziani nella vita quotidiana e permettere loro di rimanere il più a lungo possibile nelle loro case, in autonomia. Lo ha presentato questa mattina la Fondazione Don Gnocchi, che ci sta lavorando da un anno e mezzo all’interno del progetto SRS-Multi-role Shadow Robotic System for Independet Living insieme ad altri dieci partner di sei paesi europei (Gran Bretagna, Bulgaria, Italia, Germania, Spagna, Austria).
I ricercatori e i tecnici coinvolti nel progetto europeo SRS si sono incontrati in questi giorni a Milano, alla casa domotica dell’Irccs Santa Maria Nascente della Fondazione don Gnocchi, che è la sede prescelta per testare il prototipo sviluppato e dare una prima valutazione del lavoro fatto (nella foto).
La sfida del robot-ombra è quella di essere d’aiuto agli anziani e a chi si occupa della loro assistenza, facendo però i conti sia con la scarsa dimestichezza degli anziani con la tecnologia sia con le difficoltà tecnologiche che un sistema robotico incontra in un ambiente complesso come è quello domestico e su un bisogno che si esplicita in modi così diversi e soggettivi e particolari. Per questo è stato tanto importante il test nella casa domotica della don Gnocchi.
Il prototipo di robot semi-autonomo che il progetto SRS ha messo a punto ha tre interfacce diverse e a diversa complessità:
– una semplice applicazione su tablet palmare (tablet Android) dedicata agli anziani;
– una applicazione su dispositivo tablet computer portatile (tablet iPad) dedicata ai familiari per il controllo della maggior parte delle funzionalità del robot;
– una applicazione su postazione fissa (ancora in fase di definizione) dedicata ad operatori esperti di centri di teleassistenza, in grado di risolvere situazioni di complessità elevata.
L’idea infatti è che il robot possa garantire innanzitutto la possibilità di monitorare a distanza l’anziano, intervenendo poi in maniera semi-autonoma quando si verifica una situazione di emergenza o “insolita”. Dinanzi a una situazione sconosciuta, che il robot non è in grado di gestire in autonomia, segnala immediatamente la cosa a un operatore in remoto, che interviene. Il robot poi dovrebbe apprendere da questo intervento e così, man mano, dovrebbe diminuire il ricorso all’umano.
Tre i settori in cui gli anziani hanno manifestato un maggiore interesse per un aiuto di questo tipo: la mobilità (rischio cadute in casa), la memoria (ad esempio ricordarsi di assumere delle medicine con costanza) e il monitoraggio periodico dello stato di salute.
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