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La difesa di certi diritti è miscela esplosiva

12 maggio: famiglie di disabili gravi in piazza

di Franco Bomprezzi

L?immaginazione al potere. Sarà che è maggio, sarà che sono tempi grami. Ma sta di fatto che a leggere il programma della manifestazione coloratissima indetta per sabato 12 maggio a Roma dal Coordinamento nazionale famiglie di disabili gravi e gravissimi, dal titolo “Non siamo un mondo a parte, ma una parte del mondo” (www.famigliedisabili.org), viene da pensare. Che cosa sta spingendo decine e decine, centinaia, forse migliaia di persone che ogni giorno devono fare i conti con situazioni complesse, faticose e stressanti, come sono ovviamente quelle dei familiari di persone non autosufficienti, a dedicare tempo e denaro a organizzare, promuovere, gestire, un raduno che assume le forme di un caleidoscopico happening tra le Terme di Caracalla e il Colosseo? Io credo che si tratti di una miscela molto instabile e potenzialmente esplosiva tra desiderio di partecipazione per difendere i diritti di cittadinanza e angoscia per la paura di rimanere soli e senza servizi, in una società erosa dalla crisi e dalle tasse vecchie e nuove.
Francamente non mi pare un Paese normale, e neppure civile, quello nel quale si ritenga necessario, indispensabile, inevitabile, scendere in strada, sia pure attraverso una serie di iniziative coinvolgenti e non di sola protesta, per tutelare diritti essenziali di cittadinanza. Si tratta in questo caso di un movimento spontaneo, nato attraverso il lavoro di discussione, di confronto, di documentazione, di condivisione anche emotiva, favorito dal web, dalla rete, dai social network in particolare. Un movimento “liquido” e magmatico, senza evidenti connotazioni politiche, e anche abbastanza scettico nei confronti del lavoro svolto dalle grandi associazioni nazionali delle persone disabili. Non so che cosa si aspettino i promotori dell’evento romano. So per certo che se nessuno li ascolterà, quella miscela potrebbe davvero esplodere, o implodere. E sarebbe un’altra vergogna italiana.


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