Non profit
Cameron fa retromarcia: niente cap alle donazioni
Vittoria della campagna di protesta delle associazioni
di Redazione
In Gran Bretagna hanno vinto le associazioni. “Give it back George”, avevano tuonato in massa, con una capillare campagna di protesta. E ieri George Osborne, ministro del tesoro, ha fatto inversione a U e ha annunciato che la “charity tax” inserita ad aprile in Finanziaria scomparirà. Sul sito della campagna campeggia ora un #thanksgeorge.
La misura contestata consisteva nel mettere un tetto per la detraibilità delle donazioni al non profit, un “cap” fissato al 25% del reddito o in alternativa a 50mila sterline. Il Ministro ha annunciato che il tetto per le agevolazioni fiscali rimarrà, ma non includerà più le donazioni alle charity.
«Dalla nostra interlocuzione con le charities è emerso con chiarezza che qualsiasi tipo di cap potrebbe danneggiare le donazioni filantropiche e – come ho detto alla presentazione della finanziaria – non è questo che vogliamo. Quindi le abbiamo ascoltate»: così il ministero ha spiegato la retromarcia. E senza dubbio la massiccia campagna messa in atto dalle charity ha avuto il suo peso, con anche Tony Blair – solitamente restio a intervenire nella politica nazionale – che ha criticato il progetto.
Plauso immediato di Sir Stephen Bubb, chief executive di ACEVO l’Association of Chief Executives of Voluntary Organisations, in prima linea nella campagna: «È una buona notizia, era la cosa giusta da fare».
Anche se Gareth Thomas, il ministro-ombra per le charities ha messo in guardia: «Quell’annuncio ha già comunque prodotto un danno considerevole e tra questo e aggiunta ai tagli consistenti fatti dal Governo nei contratti con il terzo settore, ad esempio nel Work Programme, fa sì che questo governo sia responsabile dell’anno più duro di quest’epoca per le charities britanniche».
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