Mondo
Aids, in 46 paesi ancora “divieto di ingresso”
È in corso la Conferenza Mondiale sull'Aids. Dove gli esperti hanno chiesto a gran voce l'eliminazione delle restrizioni di ingresso e residenza ai sieropositivi: ad oggi sono presenti ancora in 46 paesi
di Redazione

Ci sono 46 Paesi nel mondo che restringono l’ingresso e la permanenza sul loro territorio di persone l’Hiv. Per questo in una sessione satellite della Conferenza mondiale sull’AIDS in Washington, UNAIDS e la Repubblica di Corea, in occasione della conferenza AIDS 2012 in Washington, hanno chiesto la rimozione di tali restrizioni.
In molti casi, queste restrizioni sono state messe in atto decenni fa, quando dominava la paura e c’era ancora poca conoscenza di come l'HIV si trasmette e di quali siano le implicazioni per la salute. Da anni esperti di sanità pubblica e di diritti umani hanno chiesto la rimozione di queste restrizioni, definendole sia discriminatorie sia inefficaci a tutelare la salute pubblica, ma ora, con i significativi progressi fatti nelle conoscenze scientifiche circa l'HIV e la sua prevenzione e il trattamento, i motivi per rimuovere tali restrizioni sono diventati evidenti.
Paul de Lay, Vice Direttore Esecutivo del Programma UNAIDS ha dichiarato: «Ogni individuo dovrebbe avere il diritto alla libertà di movimento, a prescindere dall’essere sieropositivi. UNAIDS si oppone a qualsiasi restrizione imposta sulle persone che vivono con l'HIV, che limitano i loro movimenti solo sulla base del loro stato di sieropositività. Queste restrizioni sono discriminatorie». L’HIV non deve essere considerata una condizione che rappresenta una minaccia per la salute pubblica in relazione ai viaggi, perché, anche se è trasmissibile, l'HIV non può essere trasmesso dalla sola presenza di una persona con HIV in un paese o per contatto casuale.
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