Mondo
Aibi: stop agli spot
La proposta di AiBi per riportare il settore alla sua essenza
di Redazione

Vietare gli investimenti pubblicitari per il sostegno a distanza. È la propsta di Aibi, che durante la sua Settimana delle famiglie di Ai.Bi., in corso, ha parlato anche della crisi del sostegno a distanza. Il quadro delineato non è confortante: stanno sempre più diminuendo i sostenitori: è noto che le spese di solidarietà sono le prime ad essere tagliate.
In questo quadro c'è un altro dato di fatto: «la corsa, scatenata negli ultimi tempi, per rastrellare sostenitori, facendo leva su investimenti pubblicitari sempre più ingenti: spot, réclame e messaggi promozionali in onda sugli spazi acquistati da radio e televisioni, inserzioni e acquisto di pagine sulla stampa, testimonial pagati dalle organizzazioni», dice AiBi.
Ed ecco la proposta: «Se vogliamo salvare il vero sostegno a distanza, quello promosso da organizzazioni non governative ben radicate nel tessuto locale, che si assumano la responsabilità in prima persona delle attività di sostegno a distanza, occorre vietare la possibilità di fare pubblicità su questa forma di aiuto. Il sostegno a distanza non può essere solo una raccolta fondi. Chi raccoglie, deve anche gestire in prima persona. Occorre istituire il divieto di pagare la pubblicità utilizzando i fondi raccolti con i sostenitori a distanza: il sostegno a distanza non è un prodotto né un detersivo con cui lavarsi la coscienza».
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