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Siria, persi i contatti con la Caritas locale

La situazione si aggrava di ora in ora e da alcuni giorni si sono persi i contatti con la Caritas locale. Appello per raccogliere 170mila euro

di Redazione

Si sono persi i contatti con la Caritas Siria. Lo scrive Caritas Italiana sul proprio sito, precisando che «In Siria la situazione umanitaria si fa di ora in ora sempre più grave e da alcuni giorni si sono persi i contatti con la Caritas locale, non raggiungibile né con il telefono né per e-mail». Mons. Antoine Audo, presidente di Caritas Siria, nell’ultimo messaggio inviato aveva scritto: «Il mio posto è ora vicino ai miei fedeli, che non posso e non voglio assolutamente abbandonare».
«Damasco è una città asfissiata», aveva denunciato nei giorni scorsi Rosette Héchaimé, coordinatrice delle Caritas del Medio Oriente. «Mentre proseguono le violenze, si aggravano le condizioni della popolazione e le difficoltà di trovare viveri e medicinali, cercati anche di notte e di nascosto».

In questo clima la sezione di Aleppo della Caritas Siria ha iniziato la distribuzione di viveri per mille famiglie (soprattutto acqua, panini già preparati e scatole di conserve), dopo i precedenti progetti dello stesso tipo effettuati ad Homs e a Damasco, grazie all’aiuto di operatori e volontari, tra cui trenta scout. Il campo giordano di Za’atari, al confine siriano, accoglie migliaia di persone, ma è ancora in via di completamento e le condizioni logistiche sono sempre più difficili, anche a causa del caldo opprimente del deserto, della polvere che soffia sulle tende e con l’elettricità non ancora disponibile. Un numero imprecisato di rifugiati è poi sparso fra la popolazione, spesso accolto da parenti. Molti profughi si presentano al centro di accoglienza della Caritas Giordania solo con i vestiti che indossavano al momento della partenza, e anche per questo cresce la necessità di cibo, acqua e medicine.

Caritas Libano e Caritas Giordania sono impegnate su più fronti, oltre a quelli di immediata assistenza, in collaborazione con le autorità, ma la situazione si aggrava sempre più. Migliaia di rifugiati chiedono aiuto alla Caritas per far fronte ai prezzi esorbitanti dei beni di prima necessità e vengono segnalati casi di matrimoni forzati di bambine di 11 anni vendute dalle famiglie di appartenenza. In Turchia la Caritas concentra la sua azione su sostegno sanitario, distribuzione di viveri, supporto psicologico e tutela giuridica in favore dei rifugiati urbani privi di assistenza pubblica.

Caritas Italiana, dall’inizio dell’emergenza profughi, ha messo subito a disposizione un primo contributo destinato alle famiglie, ma solo in Siria occorrono già altri 170.000 euro per estendere l’intervento in atto.
 

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