Mondo
Siria, l’sms solidale è un fallimento
Gli italiani hanno donato ad Agire solo 60mila euro, la cifra più bassa mai raccolta per un'emergenza
di Redazione

Ventisettemila vittime in 18 mesi di scontri. 2,5 milioni di siriani che necessitino di assistenza umanitaria. 1,2 milioni di persone che hanno abbandonato la propria casa. Tutto questo non è bastato a far capire al mondo la portata della tragedia e le sue conseguenze umanitarie. «A livello internazionale nessuno sta davvero mettendo mano al portafoglio, per dare denaro dove finora sono arrivate solo parole», ha detto il capo delle operazioni della Mezza Luna Rossa Siriana.
L'Italia non ha fatto eccezione. La raccolta fondi tramite SMS solidale 45500 per finanziare i progetti di sostegno ai profughi siriani che le ong di AGIRE stanno attuando in Siria, Libano e Giordania ha chiuso due giorni fa a quota 60mila euro. «Il risultato più basso che AGIRE abbia mai raggiunto in una campagna», ammettono. La raccolta proseguirà fino al 31 dicembre 2012 attraverso il conto corrente postale o bancario.
«Un sondaggio Doxa conferma che il 60% degli italiani sa dell’esistenza di un’emergenza in Siria», spiega Marco Bertotto, direttore di AGIRE. «Di questi circa il 58% ritiene necessario un aiuto dall’esterno per affrontare l’emergenza, mentre il 48% è soprattutto preoccupato per le possibili ripercussioni sull’Italia, come l’arrivo incontrollato di profughi o le conseguenze politiche ed economiche della crisi. Eppure queste informazioni non si trasformano in una mobilitazione. A differenza che in altre emergenze, l’opinione pubblica sembra non aver percepito appieno le dimensioni della tragedia umanitaria e soprattutto appare poco motivata a un intervento concreto», conclude Bertotto.
«Il problema è che stiamo andando incontro all’inverno e se fino ad ora ce la siamo cavata con le poche risorse a disposizione, adesso abbiamo bisogno di maggiore supporto economico», spiega Davide Berruti, capo missione di InterSos nel campo di Al Za’atri in Giordania. «Sarà necessario passare dalle tende ai container per garantire condizioni di vita dignitose, anche perché gli scenari delineati non mostrano la possibilità di rientro dei profughi in Siria in tempi brevi. Spero che la comunità internazionale si stia organizzando per questo».
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