Volontariato

700 persone fuori dalle tende. E adesso?

In una settimana saranno chiusi tutti i campi. Le alternative sono l'autonoma sistemazione o i vaucher per gli alberghi.

di Lorenzo Alvaro

«Entro una settimana saranno chiusi tutti i campi». Ad annunciarlo è stato Stefano Vaccari, assessore provinciale alla protezione civile. Già chiusi i campi di San Biagio, San Felice, Medolla, San Possidonio, Cavezzo e Rovereto. A rimanere aperti sono tre a Mirandola (280 persone ancora in tenda), uno a Concordia (200 persone) e uno a Novi (200 persone).
 

Stefano Vaccari, assessore provinciale alla protezione civile

Una procedura, quella della chiusura, che ha anche visto momenti di tensione nelle tendopoli tra terremotati e rappresentati delle istituzioni. Ma Vaccari chierisce: «parliamo con le persone, annunciamo loro che chi ha fatto richiesta dei contributi di autonoma sistemazione deve lasciare la tendopoli mentre a coloro che attendono i moduli vengono consegnati i voucher per l’ospitalità negli alberghi. Ci sono state è vero delle incomprensioni ma sono state superate».

Anche per quello che riguarda le difficoltà quotidiane si è cercato di trovare soluzioni per tutti. Sul lavoro Vaccari spiega che «per i turnisti faremo altrove quanto avvenuto già a San Felice: saranno ospitati in strutture comunali. Chi andrà in albergo, invece, avrà garantito il trasporto fino al posto di lavoro attraverso mezzi istituiti ad hoc e chi non ricadesse in questa soluzione avrà l’abbonamento gratuito dei mezzi pubblici». Per la scuola invece «i bambini, grazie ad un accordo con gli uffici scolastici provinciali e regionale, potranno frequentare le lezioni temporaneamente nei paesi che li ospiteranno». vaccari sottolinea anche che «chi andrà in strutture senza cucine, ad esempio i B&B, avrà i buoni pasto per i ristoranti convenzionati».

Non mancano, da parte della Protezione Civile, le autocritiche, « se devo vedere una lacuna in questa emergenza è stata quella legata ai tempi», spiega l'assessore provinciale, «forse andava usata una metodologia diversa per censire le reali esigenze degli sfollati, ma è purtroppo andata così. Ora cerchiamo di rimediare, dando risposte per i prossimi due mesi cercando di garantire un futuro più “normale” possibile».

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