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Educazione allo sviluppo, quale futuro?

Tagli alla scuola, tagli alla cooperazione: l'attività di formazione sui temi dello sviluppo e della povertà in questi anni è stata messa a dura prova. Come ripartire? Il sito "Bandi Ong" apre il dibattito

di Redazione

Per alcuni si chiama Educazione allo Sviluppo (EAS), per altri Educazione alla Cittadinanza Mondiale (ECM): di fatto si tratta di quell'insieme di attività formative e di sensibilizzazione sui temi della povertà e dello sviluppo che le Ong portano avanti in Italia, soprattutto nelle scuole.

Da un lato la situazione sempre più "precaria" della scuola, con i tagli e le difficoltà, dall'altro le altrettanto consistenti sforbiciate nel settore della cooperazione ne hanno messo a dura prova la sopravvivenza. Eppure il tema resta centrale, tanto è vero che se ne è parlato in diversi tavoli di lavoro di preparazione al Forum sulla cooperazione e lo stesso Ministro Riccardi ne ha sottolineato la centralità nel suo discorso conclusivo.

Su Bandi Ong. blog dedicato agli operatori della cooperazione internazionale, un articolo, scritto da  Christian Elevati di Intervita, animatore, insieme ad altri, del gruppo ECM di Colomba e partecipante alla piattaforma nazionale ECM, rilancia il dibattito sul futuro di questo settore: «La cooperazione internazionale», scrive Elevati, «non potrà mai incidere sulle cause della povertà se non lavora molto anche “qui”, nei “nostri” Paesi. Ma per incidere a fondo sulle cause della povertà occorre un lavoro eminentemente culturale, trasformativo della politica intesa etimologicamente come gestione del bene comune. È proprio con questo obiettivo che nasce l’Educazione allo Sviluppo (EAS)».

«Le elezioni politiche alle porte e una riforma della Legge 49/87 in stand-by per la prossima legislatura. È giunto il momento di aprire un dibattito nazionale per trasformare quella che è ormai una necessità a livello globale in azioni concrete anche qui in Italia. Come fare? La proposta è di aprire un confronto aperto e partecipato q fra tutti gli attori dell’ECM, a partire dai Ministeri competenti. In primis – ma non in via esclusiva – Esteri, Cooperazione e Istruzione. Ma coinvolgendo anche Enti Locali, ONG e organizzazioni della società civile che si occupano di cooperazione internazionale, scuole, aziende, migranti».

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