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Paduano: «La riforma del servizio civile non può attendere»

La responsabile del Dipartimento della gioventù, intervenuta alla presentazione del bando straordinario per il terremoto in Emilia, traccia un bilancio dello stato attuale dell'esperienza di volontariato giovanile

di Redazione

Dispiaciuta, ma convinta che il futuro del servizio civile volontario sia tutto da scrivere. Paola Paduano, da pochi mesi direttore del Dipartimento della gioventù e del servizio civile (quindi capo dell'Unsc, Ufficio nazionale servizio civile), non usa giri di parole nel fotografare la difficile situazione attuale dell'esperienza che in 11 anni ha visto la partecipazione di 300mila giovani in azioni di difesa alternativa della patria in Italia e all'estero. “Dispiaciuta che la riforma del servizio civile non sia arrivata a compimento, ma cosciente del fatto che un ragionamento globale sul sistema non vada più rinviato, serve un nuovo codice unico che racchiuda tutte le norme in materia", indica Paduano durante la presentazione del bando straordinario per il terremoto in Emilia, che apre in questi giorni la possibilità dell'ano di servizio civile a 550 giovani, di cui 100 stranieri.

A oggi sono 16.701 i ragazzi in servizio (fonte: serviziocivile.it), che finiranno entro la fine dell'estate. Il prossimo bando, previsto per fine 2013, ha fondi (71 milioni di euro) per 18 mila partenze, "grazie all'impegno del ministro per la Cooperazione internazionale e l'integrazione Andrea Riccardi, che si è battuto per il reperimento delle risorse necessarie a rifinanziare il sistema, compreso il bando per il terremoto: il decreto divariazione di bilancio per trovare i 3 milioni di euro necessari è dell'agosto 2012”, meno di tre mesi dopo il sisma.

Paduano, ex dirigente di vari ministeri tra cui quello del lavoro, si è detta comunque soddisfatta del lavoro svolto negli ultimi mesi in tema servizio civile: "l'unione dell'Unsc con il Dipartimento delle politiche giovanili è una scelta intelligente, un primo segnale per una riforma al passo con i tempi", aggiunge la responsabile, che non esclude ulteriori collaborazioni con il welfare, fermo restando che il servizio civile è un'esperienza di cittadinanza attiva prima che una porta per accedere a occasioni lavorative.

 

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