Mondo

125 milioni di donne mutilate

Il rapporto Unicef registra una diminuzione delle mutilazioni genitali femminili, ma nonostante ciò altre 30 milioni di ragazze nei prossimi dieci anni rischiano questa violenza

di Redazione

Nel mondo ci sono più di 125 milioni di bambine e donne che sono state sottoposte a mutilazioni genitali femminili. Una su cinque vive in Egitto. La pratica è in declino, ma nei prossimi dieci anni  altri 30 milioni di bambine rischiano di subirla ancora.
I dati vengono dal rapporto Female Genital Mutilation/Cutting: A statistical overview and exploration of the dynamics of change, elaborato d Unicef. Le ricerche sono state condotte in 29 paesi tra l’Africa e il Medio Oriente, dove si praticano le mutilazioni genitali femminili. Egitto e Sudan sono i due paesi in cui le mutilazioni femminili/escissione sono più diffuse, ma anche Somalia, Guinea, Gibuti ed Egitto registrano più di 9 donne e bambine su 10 tra i 15-49 anni che hanno subito tale pratica.

MGF Unicef infografica


Il trend
Nessun calo significativo è stato registrato in paesi come Ciad, Gambia, Mali, Senegal, Sudan o Yemen. Nella metà dei 29 paesi osservati si registra una diminuzione, ma nonostante ciò il rapporto evidenzia il divario tra le opinioni personali dei singoli individui e il comune senso di obbligo sociale che perpetua questa pratica, aggravato dalla mancanza di un confronto aperto su un tema delicato. In Kenya e in Tanzania le ragazze tra i 15 e i 19 anni hanno tre probabilità in meno di essere mutilate rispetto alle loro madri e la metà delle adolescenti in Benin, Repubblica Centrafricana, Iraq, Liberia e Nigeria vi è stata sottoposta rispetto alla generazione precedente. L'istruzione può giocare un ruolo fondamentale nel favorire i cambiamenti sociali; più le madri sono istruite, minori sono i rischi che le loro figlie vengano mutilate e più le ragazze frequentano la scuola, più possono confrontarsi con altre persone che rifiutano tale pratica.

Le "armi"
Geeta Rao Gupta, Vice Direttore Esecutivo dell'UNICEF, ha sottolineato come «le legislazioni da sole non bastano. La sfida, adesso, è di lasciare che bambine e donne, ragazzi e uomini levino la loro voce e affermino con chiarezza di rifiutare questa pratica dannosa». Il rapporto dell'UNICEF, infatti, rileva che oltre alla maggior parte delle ragazze e delle donne che sono contro la pratica, anche un numero significativo di uomini e di ragazzi la rifiuta. In particolar modo in Ciad, Guinea e Sierra Leone, sono addirittura più gli uomini che le donne a volere la fine delle mutilazioni. Quello che emerge con chiarezza dallo studio è che non sono necessarie solo le legislazioni, ma che tutti gli attori, governi, ONG e comunità promuovano un cambiamento sociale positivo attraverso programmi e politiche mirate all’eliminazione delle mutilazioni come a tutte le altre forme di violenza contro i bambini, direttamente o indirettamente legate a norme sociali. Ci sono, però,  ancora alcuni paesi come Camerun, Gambia, Liberia, Mali e Sierra Leone che non hanno una legislazione in merito. In questi paesi l’UNICEF è particolarmente impegnato nel fornire supporto tecnico ai governi perché vengano elaborate delle leggi in materia.
 

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