L’Africa si tinge nuovamente di rosa:
Catherine Samba-Panza è stata eletta presidente di transizione del Parlamento della Repubblica Centrafricana. Una buona notizia di per sé: è noto che, in linea generale, la sensibilità femminile è molto più orientata alla pace, alla risoluzione dei conflitti. L’esempio più straordinario è
Ellen Sirleaf, presidente della Liberia dal 2005. «Le donne cambieranno radicalmente il volto di questo continente nel prossimo decennio»: questo è ciò che disse in un’
intervista al Corriere nel 2011. E lo diceva con convinzione, nella certezza che è arrivato davvero il momento di dare una svolta concreta, una virata a 360 gradi rispetto ai dittatori corrotti che hanno contribuito alla devastazione.
Chi è Catherine Samba-Panza? Nata in Ciad, da madre centrafricana e padre camerunense, si è trasferita nella Repubblica Centrafricana durante la sua adolescenza. Nel corso degli anni si è impegnata a favore dei diritti delle donne e delle vittime di violenze sessuali. Il suo ingresso in politica risale al 2003: l’allora presidente Ange-Félix Patassé fu deposto da un colpo di Stato compiuto da François Bozizé, che la nominò vicepresidente della conferenza di riconciliazione nazionale. Michel Djotodia, l’ultimo presidente centrafricano, la nominò sindaco di Bangui quando i ribelli musulmani fecero cadere il governo di Bozizé. Di religione cristiana, negli anni si è conquistata una stima trasversale e perciò viene considerata politicamente “neutrale”.
A 58 anni, la attende la sfida più importante di tutta una vita: mettere fine alla guerra civile in atto nel Paese, che solo nelle ultime sei settimane ha causato oltre mille morti. Secondo fonti ONU, la spirale di violenza cominciata lo scorso marzo ha già provocato
oltre 2mila vittime e 900mila sfollati. I responsabili di questa carneficina sono le milizie
Anti-Balaka e il gruppo
Séléka. I media, con un fare sbrigativo che in questi frangenti è molto pericoloso, descrivono questo conflitto come interreligioso.
La verità è che gli Anti-Balaka sono un mosaico di gruppi e non un’organizzazione cristiana: in mezzo a loro ci sono anche cittadini non cristiani e vicini ai riti animisti indigeni. Allo stesso modo, è importante sottolineare che
non tutti i musulmani centrafricani hanno partecipato alle violenze anti-cristiane o in genere al movimento ribelle dei Séléka.
I morti però, purtroppo, sono un dato di fatto non questionabile. La prima a saperlo è proprio la Samba-Panza, che come prima cosa ieri ha detto: «Chiedo a entrambe le milizie di ascoltarmi e di mettere giù le armi». È sempre stata una moderata, ci tiene a rivendicarlo: «Ho sempre cercato nella mia vita di eliminare le discordie, in questo momento c’è bisogno di una persona con le mie qualità». Molto lucida, ha ben presente le ragioni che hanno portato alla guerra civile: «Quando una parte della popolazione si accorge di vivere nelle sabbie mobili, e che ci sono delle persone che a differenza di loro riescono a trarre dei vantaggi economici, è naturale che la situazione esploda, e si arrivi alla strumentalizzazione degli aspetti religiosi». L’urgenza, in questo momento, è avere più truppe a disposizione per ristabilire la pace: «È importante che i nostri amici dell’Unione Africana ci diano una mano; ma anche l’Europa, da quel che sento, si è impegnata a risolvere il problema della nostra sicurezza: è fondamentale che diano il loro supporto alla Francia in questa sua missione». Difatti, l’elezione di Samba-Panza si è conclusa lo stesso giorno in cui i paesi dell’Unione Europea hanno trovato l’accordo per inviare centinaia di soldati in Repubblica Centrafricana con compiti di peacekeeping (ora ci dovrà essere l’approvazione dell’ONU). I soldati dovranno unirsi ai 1600militari francesi e 4400 militari dell’Unione Africana già presenti sul territorio centrafricano.
Nel frattempo, l’elezione è stata accolta con canti e balli nelle strade di Bangui, e nell’aula del Parlamento centrafricano è risuonato l’entusiasmo delle spettatrici donne. La palla, a questo punto, passa a lei. Non sarà facile riportare l’ordine, ma almeno sulla sua onestà intellettuale sembra che non ci siano dubbi.
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