Mondo
Meriam, liberata ieri e subito riarrestata
Meriam è stata riarrestata all'aeroporto di Karthoum con il marito e il legale dai servizi segreti sudanesi. Lo ha comunicato il legale ad Antonella Napoli, presidente di Italians for Darfur. Dall'ambasciata sudanese in Italia annunciano un imminente rilascio
di Redazione

Neanche il tempo di tirare un sospiro di sollievo. Meriam è stata riarrestata oggi all’aeroporto di Karthoum. La giovane cristiana sudanese condannata per apostasia è stata di nuovo arrestata in Sudan. A comunicarlo è lo stesso avvocato della donna Mohammed al-Nour attraverso Antonella Napoli, presidente dell’ong Italians for Darfur, che ha rilanciato lo screenshot del messaggio in un tweet e sulla sua pagina facebook, poco dopo le 14 di oggi (nell'immagine).
Meriam Yahia Ibrahim Ishag, il marito Daniel e lo stesso legale sono stati fermati all’aeroporto di Karthoum dai servizi segreti sudanesi e si trovano nell’ufficio di sicurezza dei servizi nei pressi dello stesso aeroporto.

Solo ieri Antonella Napoli scriveva sulla pagina Fb dell’associazione «La gioia per il rilascio di Meriam è stata immensa. Ma non è ancora finita». Dopo l’annullamento della sentenza di condanna a morte, la giornalista e attivista sottolineava che: «Per il momento tutta la famiglia resta in Sudan. Dopo essere tornati a casa sono stati trasferiti in un luogo sicuro in attesa di poter partire per gli Stati Uniti. Ora dipende tutto dall'ambasciata americana. Sappiamo che era stato chiesto che venisse effettuato l'esame del Dna sui bambini, il che però non è ancora avvenuto. Se il test sarà eseguito, anche i figli di Meriam e Daniel potranno avere la cittadinanza statunitense. Anche se siamo certi che si tratti solo di procedure burocratiche ci auguriamo che ciò avvenga in tempi rapidi. Se cosi non fosse – aggiungeva Antonella Napoli – vorrei lanciare un appello al nostro ministro degli Esteri e al presidente del Consiglio affinché l'Italia possa offrire ospitalità a Meriam, suo marito e i loro figli come ha aveva già fatto il Regno Unito che si era detto disponibile a riconoscere loro lo status di rifugiati».
La notizia ha già fatto il giro del mondo e fonti citate dalla Bbc hanno riferito che a fermare la coppia con i due figli, Martin, di 20 mesi, e Maya, nata il 27 maggio mentre la donna era in carcere, sono stati una quarantina di agenti della sicurezza sudanese. Solo ieri il marito Daniel Wani, originario del Sud Sudan ma con cittadinanza anche americana, aveva reso nota l’intenzione della famiglia di partire per gli Stati Uniti.
Poco prima della diffusione della notizia del nuovo fermo della giovane sudanese sul profilo Fb dell’associazione Antonella Napoli scriveva: « All'indomani dell'annullamento della sentenza di condanna a morte di Meriam Yehia Ibrahim Ishag per apostasia in Sudan non bisogna allentare l'attenzione».
Un avvertimento che si è rivelato quanto mai fondato.
Intorno alle 16,30 di oggi con un nuovo tweet Antonella Napoli ha riportato l'assicurazione dell'ambiasciata sudanese in Italia di un imminente rilascio di Meriam.
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