Crescono in tutto il mondo, nonostante la crisi (o forse proprio per questo motivo) le rimesse degli immigrati verso i paesi poveri.
Lo rende noto il comunicato annuale della Banca Mondiale sulle “remittances”, notando che l'aumento significativo che si registra nell'anno in corso rispetto al 2013 non è scalfito dalle “migrazioni forzate dovute a violenze e conflitti, che hanno raggiunto livelli mai toccati prima”.
Le rimesse registrate attraverso canali ufficiali – stima la Banca Mondiale – raggiungeranno entro fine anno i 435 miliardi di dollari, in crescita del 5% sul 2013, sopratutto grazie ai flussi di denaro in arrivo verso Asia e America Latina; l'anno scorso le rimesse erano pure aumentate rispetto al 2012, ma solo del 3,4%. Secondo le previsioni dell'istituto monetario internazionale, il trend a medio termine delle rimesse è al rialzo, e potrebbe raggiungere quota 454 miliardi nel 2015. Se si considerano invece le rimesse globali, cioè anche quelle dirette verso i paesi ricchi, si arriva quest'anno a 582 miliardi di dollari e a 608 l'anno prossimo.
Come è noto, le rimesse degli immigrati costituiscono un canale fondamentale di finanziamento privato che si riversa ogni anno nelle economie dei paesi poveri, portando l'ossigeno di valuta pregiata che sostiene la bilancia dei pagamenti di molte nazioni. Per fare un paragone, nel 2013 le rimesse sono state molto superiori al totale degli investimenti esteri nei paesi in via di sviluppo (Cina esclusa) e triple rispetto al totale degli aiuti internazionali allo sviluppo.
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