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I wearable che salvano la vita e la sanità pubblica

In un’intervista al Guardian, Bruce Keogh, direttore del National Health Service, il servizio sanitario pubblico britannico spiega l’impatto che le tecnologie indossabili potrebbero avere sulla vita dei pazienti, migliorando i servizi, aumentando la prevenzione e tagliando la spesa pubblica

di Ottavia Spaggiari

I Wearable cambieranno la vita dei pazienti e anche il funzionamento del servizio sanitario nazionale. E’ quanto afferma Bruce Keogh, direttore del National Health Service, il servizio sanitario pubblico britannico. Intervistato dal quotidiano The Guardian, Keogh non ha dubbi sull’impatto che le teconologie indossabili”, piccoli gadget non invasivi, come braccialetti, collane e spille, muniti di sensori, possono avere sulle cure mediche e sul monitoraggio dei pazienti. “Questa tecnologia permette di prevenire, agendo in anticipo ed evitando ricoveri non necessari, arrivando quindi non solo a sgravare il carico di lavoro del servizio sanitario pubblico, ma garantendo la sicurezza e la salute del paziente.” Ha dichiarato Keogh. “I gadget che tengono monitorati i segni vitali durante l’attività sportiva, sono sempre più sofisticati, misurano il battito cardiaco la frequenza respiratoria, persino se vi è un eccesso di fluidi nel corpo, tutti cambiamenti fisiologici davvero complessi.”

E proprio queste caratteristiche, renderebbero i wearable particolarmente utili per il monitoraggio dei problemi di cuore, tra le cause più comune dei ricoveri in ospedale, permettendo ai medici di ottenere dati specifici in tempo reale e capire se il ricovero sia davvero necessario. Secondo Keogh infatti, sono proprio i pazienti cardiopatici il target su cui si potrà sperimentare più velocemente l’impatto delle tecnologie indossabili.

“La tecnologia permette sempre di più la trasmissione dei dati in tempo reale, attraverso telefoni cellulari e altri metodi con cui i medici li possono analizzare e agire in vista di segnali di pericolo.” Ha affermato Keogh. “Credo che in futuro si arriverà a monitorare il paziente a distanza, magari mentre è comodamente seduto sul divano, a casa propria, lo chiameremo perché dai dati inviati indossando questo tipo di tecnologie, risulta un’anomalia cardiaca. In quel caso riusciremo a prevenire l’arresto cardiaco.”

Keogh cita i risultati di un esperimento di 8 mesi portato avanti nel biennio 2013-2014, in una casa di riposo nel Sussex, in cui agli infermieri era stato chiesto di seguire ogni paziente, chiedendogli ogni giorno, alcune domande specifiche su come si sentissero e registrando le risposte, oltre alla cartella medica, con l’app Docobo.  L’app mandava un segnale di allerta nel caso le risposte del paziente e i dati registrati mostrassero alcune anomalie. Il sistema ha permesso agli infermieri di diagnosticare in anticipo i sintomi delle malattie, prevenendo le crisi e abbassando i ricoveri del 75%, il tutto ad un costo irrisorio: 90 centesimi al giorno, a paziente.

“In futuro le persone useranno sempre di più le tecnologie indossabili. Chi soffre di diabete, problemi al cuore, al fegato o alle vie respiratorie, utilizzerà sempre di più sensori epidermici, piccoli gadget e indumenti in grado di anticipare eventuali peggioramenti.” Ha dichiarato Keogh. “Il monitoraggio permetterà alle persone di sentirsi al sicuro a casa propria, invece di essere costretti a vivere nel dubbio, aspettando di dover chiamare un ambulanza ed essere ricoverati in ospedale”. 


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