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Micaela Campana: «Cyber bullismo, ora serve una legge»

La responsabile Welfare del PD è prima firmataria di una proposta di legge per il contrasto al bullismo in discussione in commissione Giustizia alla Camera. «Dall'inizio dell'anno sono tantissime le segnalazioni di casi anche finiti male. Stiamo anche lavorando con Facebook e Polizia Postale per archiviare l'impunibilità del web»

di Lorenzo Maria Alvaro

L'anno scolastico è appena iniziato è già sono molte le segnalazioni di bullismo all'interno delle scuole. Recente è la tragica storia di Andre, un giovane di Vercelli, morto suicida in seguito alle offese perpetrate su Facebook. Di ieri è invece la notizia, di un quindicenne a Milano che ha schiaffeggiato un suo coetaneo per 40 centesimi.

«Sono segnali allarmanti che impongono una risposta adeguata a quanti denunciano», sottolinea Micaela Campana, responsabile Welfare del PD e prima firmataria di una proposta di legge per il contrasto al bullismo e al cyberbullismo in discussione in commissione Giustizia alla Camera. Vita.it l'ha intervistata per farsi raccontare anche la campagna di sensibilizzazione #bellimanonbulli

Quali sono gli strumenti che avete messo in campo per il contrasto al bullismo?
Abbiamo due progetti. C'è una proposta di legge di contrasto ai fenomeni di bullismo e cyber bullismo. E poi c'è un campagna di sensibilizzazione che si chiama #bellimanonbulli.

Come nasce questo suo impegno?
Tutto ha avuto inizio dall'incontro con i ragazzi di una scuola di Caponago che mi hanno fatto vedere un video autoprodotto con cui chiedevano che si facesse qualcosa sui rischi di abuso del web. La legge che ho scritto è stata mandata in tutte le scuole. Da lì è nato un percorso condiviso con gli studenti, gli psicologi i professori, le famiglie e la Polizia Postale. Quelle che ne è venuto fuori è un quadro drammatico. Il fenomeno è diffusissimo, non ha confini geografici e in particolare nei piccoli centri, dove ci si conosce tutti, porta a conseguenze drammatiche. I numeri ci dicono che un ragazzo su 5 è vittima di cyber bullismo e uno su 3 non denuncia, nel migliore dei casi perché ha paura, nel peggiore perché vuole vendicarsi. A questo quadro si aggiunge il fatto che sono in sensibile aumento i casi di bullismo tra donne.

Sembra che ha cambiare la natura del bullismo e a portarlo ad una esasperazione estrema sia il web. È così?
Si è il web il grosso problema. Prima le cose si risolvevano in una strada o nel cortile della scuola. Ora le violenze si perpetuano all'infinito. Tutto è amplificato. Oggi siamo di fronte a un numero consistente di suicidi. Sempre più spesso capita che ragazzi e ragazze siano costretti a cambiare scuola per allontanarsi dai bulli che li hanno presi di mira. Ho l'impressione che ci un affollamento di strumenti digitali e un aumento della cultura digitale su cui si dovrebbe lavorare e che invece non viene presidiata dagli adulti. A questo si sposa un'immagine della rete come luogo di impunità. I ragazzi pensano che in quell'ambito tutto sia possibile e permesso. Anche per questo in rete sono sempre più frequenti i casi di scambio di identità e stalking.

La risposta di cui parla è normativa. Ma quanto il problema figlio della mancanza di leggi e quanto invece è un problema educativo?
È il motivo per cui la nostra proposta tiene al suo interno un profilo giuridico, perché servono strumenti e meccanismi che permettano di perseguire certi comportamenti, ma anche uno stretto rapporto con genitori e insegnanti perché si attivino percorsi di sensibilizzazione e di accompagnamento. Non solo per i bullizzati ma anche per i bulli. Siamo coscienti che l'educazione è centrale.

È per questo che avete intrapreso un dialogo con Facebook Italia?
In diversi incontri con i manager nazionali ed internazionali delle maggiori piattaforme di social network, ed in particolare con Facebook Italia e America abbiamo cercato di analizzare le modalità di risposta e rimozione dei contenuti maggiormente offensivi. La piattaforma social più usata dai giovani ha un team di esperti che valuta le segnalazioni che gli arrivano ed oggi, assicurano le rimozioni sono più tempestive. Ho chiesto a Facebook America di mantenere i dati, soprattutto dei profili falsi, per permettere alla Polizia Postale una volta attivata la denuncia dai ragazzi o dai genitori di aver più tempo per identificare immediatamente la fonte. Con tutti si è convenuto che è necessario dotare il nostro sistema normativo di fattispecie ad hoc per consentire agli inquirenti di agire con dei riferimenti specifici e per aumentare la consapevolezza per adulti e minori che il web non è uno spazio franco da regole e leggi. Nelle prossime settimane intanto ricomincerà la campagna nelle scuole #bellimanonbulli per l'uso consapevole del web che ha già toccato decine di istituti e che grazie a partner importanti come Telefono Azzurro, Skuola.net e Polizia Postale ha consentito a tanti giovani di conoscere i rischi della rete e confidare le loro esperienze negative sul web e fuori. Insomma teniamo sempre paralleli il percorso giuridico e il percorso educativo

Non tutti però apprezzano questo vostro impegno. C'è chi parla di bavaglio alla rete. Che ne pensa?
I social hanno cambiato il nostro modo di comunicare. Ma come ogni mezzo di comunicazione devono avere delle regole. Detto questo la libertà di espressione non può coincidere con la diffamazione o l'umiliazione pubblica. La libertà d'espressione deve accompagnarsi alla responsabilità di quello che si esprime.

Scaricabili in allegato il testo della proposta di legge e la presntazione della campagna #bellimanonbulli


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