Da pioniere a modello. Questo è il percorso che l’accordo siglato tra GlaxoSmithKline, Fondazione Telethon e Istituto scientifico San Raffaele ha fatto in meno di un anno. Alla Seconda Conferenza nazionale sulla Ricerca scientifica, appena chiusa a Cernobbio, questo caso è stato al centro della sessione dedicata ai “Nuovi modelli di collaborazione per la ricerca e lo sviluppo in Italia”. Come mai tanto successo? Lo spiega Giuseppe Recchia, direttore medico e scientifico di GSK Italia.
Perché GSK investe sulle malattie rare, dove per definizione non c’è business?
A inizio 2010 GSK ha aperto un’area globale di ricerca sulle malattie rare e in realtà questa focalizzazione è comune a tutte le grandi aziende farmaceutiche. In passato il focus delle aziende erano le malattie comuni, oggi invece c’è la necessità di concentrarsi sull’innovazione terapeutica, ovvero sul beneficio incrementale dell’esistente. Quindi la nostra attenzione va su malattie che non hanno una terapia e sulle malattie residuali, cioè quelle per cui la terapia c’è, ma un sottogruppo di pazienti non vi risponde. Capisce che sulle malattie senza terapia l’innovazione è massima per definizione.
Quindi oggi queste sono aree interessanti anche dal punto di vista economico?
Ci sono le condizioni economiche per garantire la sostenibilità, c’è un sistema di remunerazione. E le scoperte in questo settore possono essere anche trasferite altrove.
Cosa vi ha convinti, in particolare, a firmare l’accordo con Telethon?
Seguivamo Telethon fin dal 2003, donando ore-lavoro. Nello specifico, quando Telethon ha dichiarato questa sua evoluzione, ci ha convinti della possibilità di sviluppare una pipeline. Abbiamo intenzione di riproporre questa modalità di collaborazione con soggetti di ricerca non profit, di presentarci come partner interessante e affidabile per chi ha le conoscenze scientifiche. Perché trasferire conoscenze ed esperienze in un prodotto farmaceutico non è solo questione di costi elevati da sostenere, ma anche di know how specifico e di macchina produttiva.
Quando arriverà la terapia per l’Ada-Scid?
In quest’anno abbiamo fatto tutto il lavoro che riguarda gli aspetti regolatori e produttivi, magari una parte “noiosa” ma indispensabile. Posso dire che la fornitura per uso compassionevole del farmaco ripartirà tra pochissimo.
Cosa fa VITA?
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