Viaggi inclusivi
A Torino si scrive il futuro del turismo accessibile
Dal 5 al 7 ottobre Torino ospita Destination for All, il Forum globale del turismo accessibile. Delegati da tutti i continenti si confronteranno su best practice, nuove frontiere dell’accessibilità e sfide ancora aperte. I promotori: «È una questione di diritti che è legata alla sicurezza, al comfort, alla sostenibilità e alla cura del cliente. Servono più formazione, più continuità negli investimenti e una chiara volontà di mettere le persone al centro delle politiche turistiche»

La strategia per il turismo di Valencia, dove la rete dei trasporti, le rampe che conducono alle spiagge, persino le corsie dei supermercati rendono il viaggio accessibile. Una analisi norvegese sui benefici del coinvolgimento degli utenti nella progettazione di destinazioni per tutti. I giovani con disabilità che in Cina stanno migliorando la fruizione dei musei. Sono soltanto alcune delle esperienze che dal 5 al 7 ottobre saranno presentate a Torino, nell’ambito di Destination for All, il Forum Mondiale del Turismo accessibile. Un evento per il quale sono attesi relatori da ogni continente: giunto alla sua terza edizione (a sette anni dalla precedente), per la prima volta approda in Italia.
Partnership globali e impegno corale
Al centro congressi Lingotto, si susseguiranno tre giornate di panel, dibattiti e tavoli di lavoro. Il programma (clicca qui per il calendario completo) è frutto di un impegno corale. Il Comitato direttivo è composto da rappresentanti di enti pubblici e associazioni che promuovono lo sviluppo di un turismo inclusivo (tra questi CPD Consulta per le Persone in Difficoltà, IsITT Istituto Italiano per il Turismo per Tutti, Kéroul, CAWaB, ENAT European Network for Accessible Tourism, Turismo Torino e Provincia Convention Bureau, ISTO International Social Tourism Organisation, OPES Italia e ITS Academy Turismo e Attività Culturali Piemonte), mentre il comitato organizzatore vede alla regia rappresentanti di Cpd, IsITT ed Enat.

Al Summit prenderanno parte destinazioni e strutture di accoglienza turistiche, ma anche servizi ed enti: sarà un’opportunità unica per i principali stakeholder per incontrarsi, condividere esperienze e creare partnership globali. L’evento, in collaborazione con UN Tourism, l’agenzia delle Nazioni Unite che promuove un turismo sostenibile e inclusivo, è supportato da Regione Piemonte, Città di Torino e Camera di Commercio di Torino con il patrocinio di Confesercenti nazionale. Partner ufficiale: Alpitour World.
Passi avanti e sfide aperte
Il primo Forum mondiale del turismo accessibile si è svolto nel 2014 a Montréal, in Quebec. Che cosa è cambiato a distanza di oltre dieci anni? «Al termine di quel primo Summit fu approvata la Dichiarazione “A world for everyone”», ricorda Emiliano Deferrari, membro del comitato esecutivo di Enat, la Rete europea per il turismo accessibile. «Proponeva 40 azioni concrete: migliorare i trasporti, rendere le infrastrutture più fruibili, diffondere la progettazione universale, formare il personale e creare una rete mondiale di cooperazione. Questo piano d’azione dava seguito alle storiche raccomandazioni sul turismo accessibile pubblicate nel 2013 dall’Unwto, oggi chiamata Un Tourism. I tempi erano perfetti per uno sviluppo omogeneo di un turismo inclusivo da parte delle destinazioni turistiche nel mondo, che andasse oltre alle iniziative dal basso».
Gli operatori del turismo incominciano a cogliere quanto l’accessibilità non sia soltanto una questione di diritti, ma è legata alla sicurezza, al comfort, alla sostenibilità e alla cura del cliente. Perciò riguarda tutti
Emiliano Deferrari, comitato esecutivo di Enat, Rete europea per il turismo accessibile
Da allora passi avanti ne sono stati fatti. «Alcune destinazioni hanno inserito l’accessibilità nei loro piani strategici, la ricerca ha documentato con chiarezza il potenziale economico e sociale del turismo inclusivo, e diverse imprese hanno iniziato a investire con convinzione in questo campo», continua Deferrari. Restano però aperte diverse sfide: «Le barriere fisiche e comunicative sono ancora diffuse, la qualità dei servizi rimane disomogenea e spesso manca una visione d’insieme. L’accessibilità è percepita da molti come un costo da sostenere o un vincolo normativo, invece che un investimento intelligente, capace di innalzare lo standard dell’offerta per tutti i viaggiatori. Ciò che serve oggi è più formazione, più continuità negli investimenti e una chiara volontà politica di mettere i diritti delle persone al centro delle politiche turistiche».
L’accessibilità? Riguarda tutti
Come è cambiato il significato della parola accessibilità? Il presidente della Consulta per le persone in difficoltà Maurizio Montagnese ricostruisce la profonda evoluzione vissuta da un concetto che negli anni si è molto ampliato: «Storicamente, l’accessibilità era intesa quasi esclusivamente come eliminazione delle barriere architettoniche, legata all’obbligatorietà di determinati interventi (ad esempio, realizzare un bagno accessibile o una rampa per superare i gradini). Con gli anni, però, si è iniziato a parlare di accessibilità non solo in termini di disabilità fisica o sensoriale, ma anche di disabilità cognitiva. Un esempio è la creazione di quiet room per persone autistiche, oppure l’uso di un linguaggio semplificato per agevolare la comprensione dei testi da parte di chi ha difficoltà cognitive. Oggi si parla di accessibilità anche in ambiti culturali e sociali. Una consapevolezza che è cresciuta anche tra i giovani, che mostrano una sensibilità sempre maggiore».
Oltre a rappresentare un diritto e un’opportunità per tutti, il turismo accessibile è anche un business: i numeri lo dimostrano
Maurizio Montagnese, presidente Consulta per le persone in difficoltà
Per Deferrari si tratta di una piccola rivoluzione: «Gli operatori del turismo incominciano a cogliere quanto l’accessibilità non sia soltanto una questione di diritti, ma è legata alla sicurezza, al comfort, alla sostenibilità e alla cura del cliente. Perció riguarda tutti».
L’Italia s’interroga su questi temi da più di 30 anni
L’opportunità di ospitare il Summit (in Belgio nel 2018 parteciparono 400 delegati di 266 organizzazioni) rappresenta il riconoscimento della storia più che trentennale del nostro Paese nel campo dell’accessibilità. «L’Italia possiede uno dei patrimoni storico-artistici e ambientali più importanti al mondo e, negli ultimi anni, ha moltiplicato in modo esponenziale le esperienze legate al turismo accessibile, dal nord al centro, fino al sud e alle isole», spiega Montagnese. «A riprova dell’importanza della preservazione e della fruibilità di questo patrimonio inestimabile, l’apparato pubblico e amministrativo ha destinato, negli ultimi anni, fondi sempre più consistenti, affinché i flussi turistici – interni ed esterni – possano trovare il maggior numero possibile di mete e strutture declinate in chiave for all. Oltre a rappresentare un diritto e un’opportunità per tutti, il turismo accessibile è anche un business: i numeri lo dimostrano».
L’appuntamento di inizio ottobre sarà anche l’occasione per affrontare le sfide che il turismo oggi è chiamato ad affrontare: dall’uso equo e intelligente delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale alle sfide dei trasporti, dal turismo culturale alla riscoperta delle zone rurali, dai nuovi percorsi formativi a tutti i livelli della catena del turismo alla co-creazione necessaria tra istituzioni, operatori e comunità per sviluppare le nostre destinazioni.
A Torino smart tourism e sostenibilità
La scelta di Torino? Non è un caso. Montagnese la definisce «la città laboratorio per eccellenza, da sempre proiettata verso il futuro. È una delle realtà più attive in Italia nella promozione del turismo accessibile: nel 2024, infatti, Torino e provincia hanno registrato oltre 2,89 milioni di arrivi e 7,58 milioni di presenze, con un incremento rispettivamente del 5,7% e del 6,9% rispetto al 2023». Turismo Torino e provincia, in collaborazione con la Cpd – Consulta per le Persone in Difficoltà, ha mappato 150 luoghi chiave, tra strutture ricettive, uffici turistici e punti di interesse storico-culturale, fornendo indicazioni operative per migliorarne l’accessibilità.
«La città è stata anche insignita del titolo di Capitale Europea dello Smart Tourism 2025 dalla Commissione Europea. Un riconoscimento che evidenzia la capacità di Torino di coniugare sostenibilità, innovazione digitale, patrimonio culturale e accessibilità all’interno della propria strategia turistica. Tra 21 città provenienti da 10 Paesi, Torino si è distinta per i suoi progetti di rigenerazione urbana, le iniziative ambientali e le soluzioni di turismo inclusivo. Un risultato che aumenterà la visibilità internazionale della città, favorendo collaborazioni a livello europeo e rafforzandone il ruolo di leader nel campo del turismo intelligente e sostenibile». Lo stesso vale per tutto il Piemonte, che «negli ultimi anni si è affermato come la regione italiana che ha investito di più sui temi del turismo accessibile».
L’inclusione è un processo continuo
Quali caratteristiche deve avere una destinazione per essere considerata davvero per tutti? «Bisogna dare informazioni affidabili e aggiornate ai turisti e ai viaggiatori, formare lo staff e gli imprenditori, fornire servizi integrati che prendano in considerazione l’intera esperienza del cliente (il viaggiatore dorme, mangia, si sposta, visita e ha bisogno di servizi come se fosse un “cittadino temporaneo”) e proporre esperienze culturali e sociali inclusive», conclude Deferrari. «L’accessibilità e l’inclusione sono certo un fine, ma vanno intesi come un processo continuo, perché la società, le abitudini e gli strumenti cambiano continuamente e l’unico modo per rimanere al passo con questi cambiamenti è progettare per tutti».

Per Montagnese, «una destinazione può dirsi davvero “per tutti” quando mette al centro le persone, riconoscendo la diversità come un valore e impegnandosi ad abbattere non solo le barriere architettoniche, ma soprattutto i pregiudizi. L’accessibilità non è un elemento accessorio, ma un tratto distintivo della qualità di una destinazione. Ciò che fa davvero la differenza è la capacità di costruire un ecosistema accogliente e collaborativo: in questo senso, il Summit di Torino vuole dimostrare che l’accessibilità non è un settore a parte, ma un valore trasversale che rende l’intero mondo turistico più competitivo e attrattivo».
Per partecipare al Summit, occorre registrarsi qui. Sono previste diverse opzioni tariffarie flessibili e accessibili, con agevolazioni per i caregiver. Per chi si iscrive entro il 24 settembre, il biglietto di ingresso alle tre giornate è di 270 euro anziché 300 (tutte le informazioni qui).
Le fotografie sono state fornite dalla Consulta per le persone in difficoltà
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