Mondo
A un anno dal terremoto
Succedeva il 12 gennaio 2010. Oltre 250mila vittime. Cosa è cambiato?
di Redazione

E’ passato un anno. Dodici mesi. Trecentosessantacinque giorni. C’è chi dice che non è cambiato nulla e chi cerca di dare un senso alla speranza. Haiti un anno dopo traccia un suo bilancio. Fatto di oltre 250mila vittime e che ha coinvolto più di 3 milioni di persone, mettendo in ginocchio uno dei paesi più poveri del centro america.
Il terremoto di Haiti del 2010 ha avuto una potenza devastante di magnitudo 7,0 Mw con epicentro localizzato a circa 25 chilometri in direzione ovest-sud della città di Port-au-Prince, capitale dello Stato caraibico. La scossa principale si è verificata alle ore 16:53:09 locali di martedì 12 gennaio 2010 a 13km di profondità.
Gli aiuti sono partiti subito. Da tutto il mondo. E così anche le inevitabili polemiche: troppi soldi e gestiti male, o peggio, dimenticati in qualche conto corrente, diverse le tipologie di intervento, quella dell’Onu, la militarizzazione degli Stati Uniti, le Ong, la protezione civile che bisticcia nientemeno che con il segretario di Stato, Hillary Clinton. Come se non bastasse a riversarsi sull’isola anche l’uragano Thomas. E poi ad autunno il colera: la conta dei morti, di nuovo, cento, duecento, mille. Un’epidemia inevitabile, un’epidemia che si poteva arginare. Importata da qualche gruppo di aiuti proveniente dal sud-est asiatico o indotta dalle condizioni precarie in cui ancora vivono milioni di persone. E ancora il rebus delle elezioni.
L’Unicef aveva pianificato la ricostruzione di duecento scuole in un anno ma finora è riuscita ad aprirne solo ottantotto. Le donazioni dei privati arrivate dagli Stati Uniti sono state in totale di oltre 1,4 miliardi di dollari, ma finora soltanto il 38 percento è stato impiegato per la ricostruzione. Ancora peggio è andata poi con i fondi che erano stati promessi dai vari governi internazionali. Secondo le Nazioni Unite dei 5,3 miliardi di dollari annunciati finora ne sarebbero arrivati soltanto 824 milioni.
Un anno, però, di speranza, di impegno, migliaia i volontari che hanno chinato il naso nel fango e in quegli odori ormai sconosciuti, volontari che si scrollano le polemiche di dosso, e guardano in faccia alla tragedia. Nonostante tutto, nonostante le difficoltà, qualcosa di positivo è stato fatto, e proprio per dare conto dei risultati raggiunti e delle sfide che attendono la comunità internazionale nel 2011 AGIRE – il network che raggruppa 12 ONG impegnate nella risposta all’emergenza, organizzerà domani mattina alla Casa del Cinema a Villa Borghese un incontro a partire dalle ore 10.30. Secondo Marco Bertotto, direttore di AGIRE, grazie ai 14.7 milioni di euro donati dai cittadini italiani al network, sono stati avviati progetti in diversi settori dalla distribuzione di acqua potabile, alla costruzione di latrine e sanatori pubblici, alla gestione dei campi profughi, raggiungendo così oltre 250.000 persone.
Un paese bloccato, vittima dell’indecisione del governo haitiano, delle elezioni, di donatori che perseguono finalità proprie e del fallimento della Commissione ad interim per la ricostruzione. Questi invece alcuni dei fattori che frenano la rinascita di Haiti secondo il rapporto “From relief to recovery“, diffuso oggi dalla confederazione internazionale Oxfam. Mentre Terre des Hommes inaugura le sue due Case del Sole a Port-au-Prince e lancia il sito per una completa trasparenza sull’utilizzo dei fondi. Un anno dopo. E ancora molto da fare.
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