Non profit

A Vicenza la solidarietà si mette in piazza

di Redazione

Dopo il successo dell’edizione 2011, anche quest’anno il Csv Vicenza ha riproposto l’Agorà della solidarietà, manifestazione ospitata all’interno di “Gitando”, il primo salone in Italia dedicato al turismo e allo sport accessibile ovvero per tutte le persone con esigenze speciali psicofisiche, di mobilità, alimentari o di altro genere e per le loro famiglie.
«Abbiamo riproposto alle 369 associazioni questo evento per supportare e qualificare l’azione dei volontari», spiega la presidente del Csv vicentino, Maria Rita Dal Molin. «Ognuno di loro deve divenire capitale sociale, espressione di cittadinanza attiva che abita le città e le piazze, creando legami e relazioni». Come? La presidente lo spiega a Vita.
Che cosa vi aspettate dall’Agorà della Solidarietà?
Secondo noi è importante continuare con questa formula basata sul dialogo, sull’incontro e sulla costruzione di alleanze. Per noi la condivisione, anche con le istituzioni, è una formula vincente. Lo stesso nome, Agorà, indica la piazza come luogo di aggregazione e confronto. La piazza, da sempre, rappresenta il luogo dove ci si trova, si vive, scegliendo stili di vita che al centro mettono la persona, il suo progetto di vita, nessuno escluso. Spazio quindi alla discussione tra associazioni ma anche all’incontro con i cittadini.
Quale il tema principale di quest’anno?
La centralità della persona e l’impegno condiviso. Deve essere chiaro che tutto quello che si fa per i pari diritti e dignità della persona con disabilità vale e va bene anche per i cosiddetti normodotati. Soprattutto in termini di barriere culturali e mentali. In particolare si parlerà di turismo accessibile in modo che il disabile sia visto come cliente. Non più una persone fonte di problemi ma utile all’economia. Un’immagine un po’ diversa dei portatori di handicap.
Cosa vi aspettate per il futuro?
Che ci sia più dialogo. Che nasca una rete di incontri relazionali ma anche reti web. Reti virtuali che vadano verso il futuro della nostra società. La speranza principale è che questo modello di incontri diventi un modus condiviso da tutti. Non solo per chi si occupa di volontariato ma anche per chi si occupa di politica, di programmazione e di destinazione delle risorse. È fondamentale che tutti si lavori con delle priorità, ma per questo è necessario intravederle e saper leggere i bisogni della società.
Quest’anno si parla di un’Italia del volontariato in rete. Che cosa intendete?
Appuntamenti come questi e come tanti devono essere opportunità concrete per crescere insieme in questa rete. Si passa dai nostri singoli territori ad un contesto molto più ampio. Quando uomini e donne si impegnano ogni giorno per il bene comune, viene del tutto naturale fissare insieme anche altri momenti d’incontro.